Il costo del lavoro in Italia è schiacciato dal “macigno” del cuneo fiscale, che riduce così il potere d’acquisto sia di impiegati che di middle manager. A svelarlo è un’indagine retributiva globale condotta da Mercer su 120 Paesi del mondo e che in Italia ha coinvolto 351 aziende. L’obiettivo della Total Remuneration Survey è stato quello di monitorare l’andamento dei salari e valutare come è cambiato il costo del lavoro nel settore privato dell’economia.
IL CUNEO FISCALE IN ITALIA. Il cuneo fiscale è la differenza tra quanto un lavoratore costa all’azienda e quanto lo stesso lavoratore guadagna in netto. Rispetto ai Paesi europei occidentali industrializzati l’Italia ha il cuneo fiscale più alto per middle manager e dirigenti, mentre quello per gli operai nell’Europa orientale è in valore assoluto il più basso.
CONFRONTO CON GLI ALTRI PAESI. Per le aziende gli operai più costosi in assoluto sono quelli tedeschi (stipendio più alto, costo della vita favorevole e potere d’acquisto superiore), quelli italiani hanno un reddito reale allineato a quello dei colleghi francesi e spagnoli, nonostante il costo aziendale sia minore di quello francese, dove la sicurezza sociale è onerosa. La situazione cambia per le remunerazioni di quadri e dirigenti in Italia: il cuneo fiscale è superiore rispetto alle altre economie mature. Confrontando i salari italiani con quelli tedeschi, francesi e spagnoli emerge che il Bel Paese è il fanalino di coda per potere d’acquisto dei dirigenti sia per la forte pressione fiscale (55% del costo totale sostenuto dall’azienda) che per l’alto costo della vita.
AUMENTI IN BUSTA PAGA. Negli ultimi tre anni solo operai e dirigenti hanno avuto un aumento in busta paga adeguato all’inflazione . Impiegati e middle manager, invece, hanno riportato un incremento del salario inferiore all’inflazione, vedendo il proprio potere d’acquisto indebolito. Nella situazione economica attuale, con l’inflazione inferiore al 2% negli ultimi due anni, gli stipendi più bassi dei dipendenti sono stati più tutelati rispetto alla dinamica dei prezzi, registrando un aumento del 7% in tre anni.
SOLLIEVO NEL 2015. Se il polso dell’Economia è ancora debole, nel 2015 Mercer prospetta segnali di ripresa: crescita del Pil stimata al 0,5%, possibile deflazione e incremento retributivo previsto dalle aziende campione del +2,5%.
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