Il Jobs act inizia a diventare realtà. Dopo quattro ore di lavori e confronti, nella sera del 20 febbraio il Consiglio dei ministri ha dato il via libera ai primi due decreti attuativi, relativi al contratto a tutele crescenti e alla nuova Aspi. È stato inoltre dato il via libera preliminare al riordino delle tipologie contrattuali e alla conciliazione vita-lavoro.
«Oggi è un giorno atteso da molti anni per una parte degli italiani, ma soprattutto atteso da un’intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari ma non al precariato. Noi rottamiamo un certo modello di diritto del lavoro e l’art. 18, i co.co.co. ed i co.co.pro.», ha commentato il premier Matteo Renzi. «Circa 200 mila persone passeranno presto da contratti di collaborazione a un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Con il via libera definitivo ai primi due decreti del Jobs Act su tutele crescenti e sul Naspi, da ora che nessuno resta più solo quando perde il lavoro o viene licenziato».
RIVOLUZIONE CRESCENTE. Più nel dettaglio, con il via libera del Consiglio dei ministri sarà possibile adottare, già dal 1 marzo, il contratto a tutele crescenti per le nuove assunzioni. Come è noto, tale tipologia prevede garanzie maggiori all’aumentare degli anni di anzianità del lavoratore: per esempio, in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo, al lavoratore spetterà un indennizzo pari a due mesi di stipendio per ogni anno di lavoro nell’azienda, da un minimo di 4 a un massimo di 24 mesi di indennizzo.
Il reintegro è contemplato solo in caso di licenziamento nullo o discriminatorio, oppure nel caso di licenziamento disciplinare dove il giudice delibera che il “caso non sussiste”. Diversamente da quanto anticipato nei giorni precedenti, i licenziamenti collettivi sono ricompresi nella nuova normativa, che non accoglie così le richieste delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato. Fondata, invece, l’indiscrezione che voleva immutata a 36 mesi, anziché a 24, la soglia per i contratti a termine.
Questi, insieme al lavoro a chiamata, saranno ancora stipulabili mentre, stando al decreto sul riordino delle tipologie contrattuali al quale è stato dato un via libera preliminare, da gennaio 2016 non sarà più possibile siglare contratti a progetto.
AMMORTIZZATORI SOCIALI. Quanto all’Aspi, ossia al sistema di sussidi per i disoccupati, questo verrà sostituto dal Naspi (Nuova Aspi): Il nuovo sistema di sussidi sarà commisurato alla retribuzione, ha un tetto di 1.300 euro e non potrà durare più di due anni. Non solo.
Per averne diritto il disoccupato dovrà partecipare a iniziative di attivazione lavorativa o di riqualificazione professionale. La somma, comunque, diminuirà progressivamente del 3% al mese dopo i primi quattro mesi.
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