Bernhard Scholtz, presidente di Compagnia delle Opere
«Il comando, la guida, non è l’esercizio di un potere, ma di una responsabilità verso l’azienda, i suoi collaboratori, i suoi clienti, i suoi fornitori. E una tale responsabilità rimane astratta se non diventa una reale valorizzazione delle persone.Valorizzare non significa attribuire un merito secondo uno schema che chi guida ha in mente o in modo che sia funzionale a una strategia personale, ma riconoscere i valori e le capacità che le persone mettono in gioco, il contributo che ognuno dà o potrebbe dare. E questo vale anche per la correzione che molto spesso viene intesa come una leva di potere che si esercita focalizzando l’attenzione su una mancanza o un errore altrui. Invece anche la correzione dovrebbe essere intesa come valorizzazione di un positivo che rappresenta un punto certo su cui appoggiarsi. Molte volte si propagandano modelli organizzativi che sembrano porsi l’obiettivo di cancellare la libertà della persona, L’umanità in quanto tale, facendo prevalere i sistemi aziendali. È in questi casi che attecchisce l’idea di comando come governo assoluto e, a seconda di chi detiene questo governo, anche spietato. E sono questi i casi dove anche le parole più significative possono essere interpretate in un modo cinico. Concepire il collaboratore come un mero esecutore (se non addirittura come un antagonista) significa limitarne le potenzialità e l’apporto agli obiettivi dell’impresa; concepirlo come un essere libero, invece, può esaltarne le capacità. Coinvolgere i collaboratori in modo trasparente nei principi e negli obiettivi dell’impresa significa riconoscere la loro dignità e dargli la possibilità di contribuire in modo consapevole al bene dell’impresa e attraverso di esso al bene comune. Certo, fare così chiede più fatica perché richiede di implicarsi in un rapporto per orientare il contributo di ciascuno al raggiungimento degli obiettivi dell’impresa, evocando e non riducendo meccanicamente la libertà della persona. Ci sono molti esempi di manager e imprenditori impegnati seriamente ogni giorno con la sfida a volte drammatica di chiedere ai collaboratori di essere protagonisti del proprio lavoro, e quindi anche più responsabili e responsabilizzati. La certezza che li muove è che mobilitare l’umanità dei collaboratori esalta la professionalità e rende il lavoro più efficace».
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