Un italiano in media produce nella propria vita un reddito pari a 342 mila euro, 453 mila se è un uomo e 231 mila se è donna. A calcolare lo stock del capitale umano nel nostro Paese l’Istat nell’ambito di uno studio Ocse. Dai numeri, ottenuti considerando il reddito da lavoro lungo l’intero ciclo di vita di un individuo tenendo conto della formazione, delle condizioni del mercato del lavoro e delle tendenze demografiche, emerge come nel nostro Paese le potenzialità femminili vadano in parte (in buona parte) sprecate con la capacità di generare reddito per le donne ridotta quasi della metà (-49%) rispetto agli uomini. Perché? Perché le italiane lavorano (almeno fuori casa) in percentuale minore rispetto agli uomini e, anche quando lo fanno, percepiscono remunerazioni nettamente inferiori a quelle maschili.
Certo, è anche vero che, come sottolinea l’Istat, le donne prevalgono di gran lunga nel lavoro domestico, e se il dato comprendesse anche le attività non market, ovvero la produzione di beni e servizi ceduti e fruiti gratuitamente (vedi il lavoro domestico), il contributo femminile varrebbe 431 mila euro, quindi il 12,3% in più rispetto alla componente maschile.
La condizione femminile pone l’Italia ultima tra gli Stati che hanno aderito al progetto Human Capital dell’Ocse ovvero Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia e Spagna. Il nostro Paese presenta infatti una più bassa incidenza di capitale umano sul Pil nominale: 8,8 volte contro le oltre 11 volte della Spagna o le 10 volte e mezzo degli Stati Unirti.
A rendere il tutto ancora più preoccupante il fatto che tutti questi dati sono tutti precedenti alla crisi che a partire dal 2009 ha bruciato, oltre che a milioni di posti di lavoro, tanto (troppo) capitale umano, femminile, ma anche maschile.
© Riproduzione riservata