Nella Ue, la vendita di prodotti di profumeria, per il trucco e per l’igiene personale contraffatti (solari, shampoo ecc.) costa a produttori, distributori e rivenditori 4,7 miliardi di euro l’anno. Si tratta del 7,8% del totale delle vendite del settore e si traduce in 50 mila posti di lavoro persi.
Sono queste le conclusioni di una nuova relazione pubblicata dall’Ufficio per l’Armonizzazione nel Mercato Interno (Uami), la più grande agenzia per la proprietà intellettuale dell’Unione Europea, che ha condotto lo studio attraverso l’Osservatorio Ue sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale.
EFFETTO A CATENA. La relazione, la prima di una serie di studi dedicati alla valutazione dell’impatto economico della contraffazione nell’economia dell’Ue, ha inoltre concluso che se si tiene conto anche dell’effetto a catena sui fornitori, il mancato fatturato delle imprese dell’Ue operanti nella legalità ammonta a 9,5 miliardi di euro, che si traducono nella perdita di circa 80 mila posti di lavoro.
Inoltre, la contraffazione causa un mancato gettito pari a 1,7 miliardi di euro dovuto all’evasione delle imposte sul reddito, dell’Iva e dei contributi sociali da parte dei produttori e rivenditori di prodotti contraffatti.
Il Presidente dell’Uami, António Campinos, ha sottolineato: «Questa relazione è solo la prima di una serie destinata a mettere in luce l’impatto economico negativo della contraffazione e della pirateria sull’economia dell’Ue. La nostra missione è fornire ai responsabili delle politiche dati affidabili, precisi e obiettivi sui quali basare il loro lavoro. Questa relazione, insieme agli altri studi che saranno pubblicati nei prossimi 18 mesi, intende assolvere proprio questa funzione».
In Italia, terzo produttore nell’Ue di cosmetici e altri prodotti per l’igiene personale e tra i maggiori consumatori dell’Unione insieme alla Germania e al Regno Unito, la perdita annua del settore in termini di mancate vendite dirette è pari al 7,9% (oltre 624 milioni di euro).
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