L’AI non minaccia il lavoro: solo il 3% dei manager italiani prevede tagli

L'AI non è una minaccia per il lavoro: i dati che lo provano© Shutterstock

L’AI non è una minaccia per il mondo del lavoro. Si tratta di uno strumento che sta ridisegnando le strategie aziendali, interessando il 75% delle imprese nel mondo e il 69% in Italia. Secondo un report di Boston Consulting Group (Bcg), condotto su un campione di oltre 1.800 dirigenti e C-level che operano in 19 mercati e 12 settori, un’azienda su tre ha intenzione di investire oltre 25 milioni di dollari sull’intelligenza artificiale soltanto nel 2025.

Si stima una crescita di investimenti del 60% dal 2024 al 2027. Nel nostro Paese, invece, l’83% delle aziende prevede di spendere fino a 25 milioni di dollari in AI, il 12% tra 26 e 50 milioni, il 3% tra 51 e 100 milioni e il 2% oltre 100 milioni.

Dal confronto con i leader a livello globale emerge chiaramente come l’AI sia al centro delle priorità per migliorare la produttività”, ha affermato il Ceo di Bcg, Christoph Schweizer. “La nostra analisi mette in luce una sfida fondamentale: sebbene il 75% dei dirigenti consideri l’AI tra le tre principali priorità strategiche, solo il 25% riesce a generare un valore significativo dalle proprie iniziative in questo ambito. I leader nell’adozione dell’AI hanno trovato la chiave del successo concentrandosi su un numero selezionato di progetti strategici, scalando rapidamente le soluzioni, trasformando i processi chiave, formando le proprie squadre e monitorando rigorosamente i risultati operativi e finanziari”

AI, le questioni cruciali e critiche

L’AI non è una minaccia per il lavoro se viene introdotta con impegno e criterio. Ne sono consapevoli anche i dirigenti italiani. Il 59% di loro pensa che sia uno strumento valido e promettente ma che ancora non ha generato valore.

Cruciale è la questione relativa al monitoraggio dei risultati. Il 60% delle aziende a livello globale, infatti, ancora non tiene d’occhio i Kpi finanziari delle proprie iniziative di AI, mentre il 32% non tiene traccia di alcun Kpi (in Italia il 37% delle aziende).

Il 64% dei dirigenti messi a campione – e il 62% di quelli italiani intervistati – prevede di mantenere le dimensioni della propria forza lavoro. L’idea è che l’intelligenza artificiale affianchi gli esseri umani. Soltanto il 7% (3% in Italia) stima una riduzione della forza lavoro a causa dell’automazione di alcuni compiti che oggi svolgono i dipendenti. 

Dalla ricerca di Bcg, comunque, emerge come la formazione sull’AI rappresenti ancora un problema: in Italia l’83% delle aziende ha difficoltà a reclutare talenti specializzati in AI e a potenziare le competenze della forza lavoro esistente, numeri in linea rispetto al 72% rilevato a livello globale. 

AI: in Italia l’ottimismo supera la preoccupazione

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