Le nuove lauree, per l’anno accademico 2025/2026, puntano sulle professioni sanitarie, mentre l’ambiente e il digitale passano in secondo piano (pur resistendo). Questo è il quadro preliminare, che aspetta di essere confermato o smentito. Non a caso, fra i corsi attivati dal Cun, il Consiglio universitario nazionale, si dà priorità a settori più tradizionali come ingegneria e psicologia, in cui si inseriscono le proposte più innovative e in linea con il mercato del lavoro odierno e del futuro.
Adesso si aspetta il via libera dell’Agenzia Anvur e del ministero dell’Università e della Ricerca, ma un altro dato significativo riguarda la tipologia dei corsi accademici che saranno disponibili l’anno prossimo. Il numero delle triennali e delle magistrali o a ciclo unico infatti è identico, 85 per categoria.
La sanità al primo posto, green e digitale resistono
Al primo posto fra le lauree 2025/2026 c’è l’area di Scienze mediche, che conta circa 30 proposte differenti. Scienze economiche e statistiche ne avrebbero invece 24 (se venissero tutte approvate), mentre Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche ne proporrebbero 22. Lo scarto nel settore medico, quindi, è notevole. Dei 33 corsi in ambito sanitario, 29 riguardano le professioni sanitarie (23 triennali e sei magistrali), tre interessano Medicina e uno riguarda Scienze e tecniche del benessere e dello sport. In questo quadro vanno poi aggiunti i quattro corsi biotech e i cinque in ambito biomedicale, che vanno ad ampliare una ricca proposta formativa.
Il digitale, che negli anni scorsi ha registrato un boom di iscritti, non è più in voga come all’inizio ma si difende. Conta 11 attivazioni nelle classi di laurea più disparate (da lingue a economia), contendendosi il secondo posto nella classifica generale con ingegneria. Questo accade se consideriamo anche le due proposte di data science e le quattro sull’AI). Le intelligenze artificiali e la data analysis, infatti, rispecchiano le ambizioni future.
Aumentano anche le nuove lauree in ambito ambientale e quello che riguarda la sostenibilità: da nove, i corsi accademici passano a 11, intersecando i settori di interesse più tradizionali di ingegneria e fisica. Economia si difende con sette corsi nuovi e raddoppia l’offerta formativa fondendosi con le proposte digitali e arrivando a quota 14.
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