Sembrano maturi, anche in Italia, i tempi per un nuovo approccio al lavoro all’insegna della flessibilità: stando a quanto emerge dal sondaggio di Regus, il lavoro flessibile mette d’accordo imprese e dirigenti. Per le società rappresenta infatti una soluzione economica per attirare e fidelizzare i migliori talenti riducendo così il rischio di abbandono dei dipendenti e tagliando quindi i costi delle agenzie di ricerca del personale oltre quelli di assunzione.Ma il lavoro flessibile è, a sorpresa, considerato un benefit anche per i lavoratori di fascia alta: il 60% di loro lo indica come un must per attrarre i migliori talenti e la stessa percentuale è convinto che aumenti la fedeltà dei dipendenti. Il 66% degli intervistati da Regus dichiara, inoltre, di prediligere un lavoro rispetto a un altro simile e a pari condizioni se è prevista la possibilità di lavorare in modo flessibile. Numeri a cui fanno eco quelli relativi a coloro che rifiuterebbe un posto di lavoro in cui fosse preclusa la possibilità di lavorare in modo flessibile (il 49% del panel) e di chi dichiara che sarebbe rimasto più a lungo nel suo ultimo posto di lavoro se fosse stata prevista l’opzione del lavoro flessibile (50%).Una situazione ben riassunta nelle parole di Mauro Mordini, general manager di Regus in Italia: “Metodologie di lavoro flessibile, negli orari e nelle strutture, consentono dei costi nettamente inferiori rispetto a postazioni di lavoro fisse in ufficio e offrono vantaggi importanti, come ad esempio un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro”.
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