Lavoro in Italia: un equilibrio fragile tra benessere e ambizione

Il report Global Talent Barometer di ManpowerGroup ha valutato i livelli di benessere, soddisfazione e fiducia dei lavoratori italiani

Il Global Talent Barometer di ManpowerGroup fa luce sui livelli di soddisfazione, fiducia e benessere dei lavoratori in Italia© Shutterstock

Che percezione hanno i professionisti italiani del loro lavoro? Cosa prevale non solo quotidianamente, ma a lungo termine, fra le emozioni che si provano in relazione alla carriera e alle necessità lavorative? La verità è che non esiste un’unica risposta, perché quella che si innesca è una dinamica complessa, dove soddisfazione e senso di appartenenza si scontrano con livelli di stress e incertezza.

A stabilirlo è l’indagine Global Talent Barometer di ManpowerGroup, multinazionale leader mondiale nelle innovative workforce solutions. Lo studio è stato svolto in 16 Paesi su un campione di oltre 12.000 intervistati, con un obiettivo importante: rendere migliore il futuro del lavoro attraverso una comprensione profonda dei tre indicatori principali attraverso i quali le persone valutano il proprio lavoro: benesseresoddisfazione e fiducia.

Quali sono i risultati? Se da un lato il 63% dei lavoratori italiani dichiara di avere una percezione positiva del proprio lavoro e ben il 75% trova che il proprio ruolo abbia un senso, questi valori non si traducono automaticamente in un alto livello di benessere. Anzi: il 53% degli intervistati italiani accusa livelli elevati di stress quotidiano.

Il Global Talent Barometer di ManpowerGroup fa luce sui livelli di soddisfazione, fiducia e benessere dei lavoratori in Italia

Fonte: Global Talent Barometer di ManpowerGroup

Andando alla soddisfazione, proprio lo stress porta il 48% dei lavoratori italiani a pianificare di cambiare impiego nei prossimi sei mesi, sottolineando il delicato equilibrio tra necessità professionali e benessere personale.  Andando alla fiducia nel proprio ruolo, altro pilastro della percezione lavorativa, il 37% dei lavoratori afferma di non avere sufficienti opportunità per poter raggiungere i propri obiettivi di carriera.

Il peggio? Il 58% delle lavoratrici e dei lavoratori afferma di non aver ricevuto nessuna formazione per migliorare le proprie skill negli ultimi 6 mesi. Questi dati sottolineano una dinamica di instabilità e mobilità, alimentata dalla percezione che i manager non sempre tutelino gli interessi di carriera dei propri dipendenti, e ci portano a un altro dato degno di nota: il 48% degli italiani è convinto di poter trovare una nuova posizione che risponda meglio alle proprie esigenze.

Guardando ancor più nel dettaglio, il 70% dei lavoratori italiani ha fiducia nelle proprie capacità e nella solidità del proprio lavoro, ma solo il 53% ritiene di avere reali possibilità di promozione: «Quando si tratta di sviluppo di carriera si rileva una differenza tra potenzialità e opportunità» si legge nel report, cosa che indica come l’ambizione di crescita si scontri spesso con limitazioni strutturali che influiscono sulla percezione complessiva.

C’è anche da dire che l’ambiente lavorativo può fare la differenza. Nel settore dei beni di consumo e servizi, il livello di stress si attesta al 61%, mentre nella sanità e life sciences è al 59%. Questi due comparti si caratterizzano per un’alta mobilità, con il 50% degli impiegati nei beni di consumo intenzionato a lasciare il proprio impiego entro breve tempo. Al contrario, il settore dei trasporti e logistica risulta il meno stressante (38%) e il più stabile, con solo il 15% dei dipendenti che valuta di cambiare lavoro a breve.

Un’altra cosa che fa la differenza? L’età. La Gen Z (18-27 anni) emerge come la più stressata (57%) e la più incline a cambiare lavoro per scelta, con il 49% che progetta di farlo nei prossimi sei mesi. Inoltre, solo il 63% dei giovani lavoratori si dichiara allineato ai valori della propria azienda, evidenziando una difficoltà a trovare scopo e stabilità.

Questa generazione cerca quindi ambienti che offrano qualcosa in più del semplice stipendio. I Millennials (28-43 anni) si rivelano invece più ottimisti per quanto riguarda la carriera, con il 60% che intravede possibilità di avanzamento. Questa fascia sembra trovare nel lavoro un’opportunità di crescita personale e professionale, mostrando una percezione più positiva.

Una cosa è certa: il mercato del lavoro è sempre più complesso e, come afferma il report, «le persone si aspettano che il lavoro offra loro qualcosa di più: maggiore equilibrio, più opportunità, più empatia». Per questo, si legge ancora, «le organizzazioni che riescono a creare ambienti di lavoro a misura d’uomo non solo tratterranno i migliori talenti, ma guideranno anche l’innovazione nel dinamico mercato odierno».

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