Siamo appena tornati dalle vacanze, passano due giorni e ci sentiamo più stressati di prima. Non è solo una sensazione. La conferma arriva dagli psicologi: bastano 48 ore alla scrivania per perdere tutti i benefici della villeggiatura. Potenza (diabolica) dell’ufficio. La sindrome da rientro colpisce un impiegato su due, dice l’Organizzazione mondiale della sanità, e si manifesta con sintomi inequivocabili: ansia, noia, incapacità di concentrarsi, insofferenza. Settembre rischia di essere il mese più sfibrante di tutto l’anno. Come si fa a ripartire col piede giusto? «Provate con tre semplici regole», suggerisce a Business People Stefano Verza, psicologo del lavoro e dell’organizzazione. «Primo: lasciate un paio di giorni di riposo tra il rientro e la ripresa. Secondo: ricominciate a piccoli passi con attività leggere, pianificando la settimana in modo da spostare verso la fine le riunioni pesanti e gli impegni importanti. Terzo: nei momenti di maggior stress provate a rivivere col ricordo un momento particolarmente felice della vacanza. È un buon sistema per ritrovare la serenità». Problema risolto? Dalla teoria alla pratica le cose si complicano. C’è la casella di posta intasata da centinaia di e-mail, il capo che torna all’attacco con le sue richieste impossibili, le pratiche rimaste inevase da prima di partire e due belle riunioni in agenda. Ed è solo lunedì. Uno scenario da battaglia che dirigenti e impiegati, senza distinzione, devono affrontare ogni volta, al ritorno dal mare. E per il 35% di loro, dice una recente indagine, c’è il rischio di cadere in depressione. Che fare? Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati, top manager e imprenditori appena tornati alla loro scrivania: abbronzati ma carichi, ci hanno svelato trucchi e strategie per tornare produttivi al 100%. Fin da subito. Un piano da attuare in 7 mosse«Portatevi un poco di lavoro in ferie ma soprattutto le ferie al lavoro», racconta Francesco Casoli, numero uno di Elica, che esorta i suoi 2.800 dipendenti a ritrovare quello spirito sereno e produttivo della vacanza anche dentro l’azienda. Oggi è più semplice, perché non è più come una volta, quando il confine fra lavoro e vacanze era netto. Anzi. «Le cose si confondono a tal punto», prova a spiegare Laura Quintarelli, coach professionista e partner di Linkage Italia, «che forse la vera domanda è: siamo davvero stati in vacanza? Perché solo chi riesce a staccare si ricarica e ritrova l’energia da spendere al rientro». Insomma, la cosa più difficile non è tornare produttivi, ma riuscire a staccare davvero. Ecco il paradosso: per ripartire con slancio bisogna aver fatto una vera vacanza. Semplice? Niente affatto. Oggi è diventato tutto più complicato, con le e-mail che ti inseguono ovunque. «Fermarsi è difficile», dice Marco Oriolo, amministratore delegato di Tuvia e vicepresidente nazionale dei giovani imprenditori di Confindustria. «Soprattutto quando il business viaggia su mercati lontani dove le festività non coincidono con le nostre. Se non si stacca davvero sarà difficile ripartire con slancio». Insomma, pare proprio che sia il modo in cui trascorriamo le ferie ad influire di più sulla difficoltà o meno di tornare in pista una volta tornati. «Il mio consiglio è di staccare la spina», rincara la dose Dario Roustayan, amministratore delegato di Pilosio, «ma restare sempre con il cervello acceso. Attenzione al calendario: incide molto sulla produttività e per chi lavora molto con l’estero può essere bene non concentrare le ferie ad agosto ma scaglionare i periodi». Poi ci sono quelli che amano a tal punto la loro professione da non porsi neppure il problema. «Quando si trascorre l’80% di una giornata alla scrivania, o ci si diverte davvero o si è nei guai», è la provocazione di Luca Pagano di Glamoo. Poi racconta come fa lui in azienda: «Il primo staff meeting a settembre? Ovunque ma non in ufficio. E se proprio non potete farlo al parco, allora mettete un divano in sala riunioni. È un ottimo sistema, assieme a quello di lasciare la cravatta a casa, per rendere l’atterraggio soft e meno traumatico». Dello stesso parere Fabio Regolo, presidente di Ventuno Group. «Da dieci anni facciamo un viaggio aziendale con manager e top seller proprio al ritorno dalle ferie, così torniamo operativi in modo graduale. E quando rientriamo in sede il primo di settembre è come se fossimo in ufficio già da dieci giorni: in corsa e a regime prima dei nostri competitor».E se riprendere fosse invece un piacere? È la filosofia di Enrico Accettola, amministratore delegato di Emporio Adv e presidente degli industriali di Udine. «We love Mondays», riassume Accettala, «e il primo giorno di lavoro dopo un lungo stop non è forse il più grande di tutti i lunedì? Bisogna affrontarlo con lo spirito giusto: lo stipendio conta, ma lavorare è anche un piacere, indispensabile e insostituibile». Forza, si riparte. Buon lunedì a tutti.
© Riproduzione riservataLavoro, ricominciare alla grande
Lo sapevate che si può, anzi si deve, portare un po’ di vacanza al lavoro? È il modo migliore, anche se non l’unico, per vincere la sindrome da rientro, che colpisce un lavoratore su due. Cosa fare, e cosa non fare, per non lasciarsi abbattere dal mal di scrivania