L’Italia non è un Paese per meritevoli: ci spetta la maglia nera per il più basso livello di “stato del merito” d’Europa. Meglio di noi fanno Spagna e Polonia. Le nazioni più meritocratiche, invece, sono Finlandia, Danimarca e Norvegia.
A dirlo sono i dati del Meritometro, indicatore made in Italy elaborato dal Forum della Meritocrazia in partnership con gli esperti dell’Università Cattolica,
L’indicatore è calcolato su 7 pilastri considerati prioritari a livello mondiale: libertà, pari opportunità, qualità del sistema educativo, attrattività per i talenti, regole, trasparenza, mobilità sociale.
Nella classifica europea della meritocrazia (foto in basso) l’Italia finisce così in ultima posizione con un punteggio di 23,3 punti, meno della metà di quello della Finlandia (67,7) e inferiore di oltre 10 punti a quello della Polonia (38,8) e Spagna (34,9).
Il nostro Paese è anche fanalino di coda nelle classifiche dei singoli pilastri, tranne in quella dell’attrattività dei talenti in cui è penultimo. Rispetto ai valori medi le disparità maggiori si incontrano per i pilastri di trasparenza, delle regole e della libertà.
Da questa indagine emerge l’immagine di un’Italia che non sostiene adeguatamente la valorizzazione del merito, con una società opaca nei meccanismi di selezione, caratterizzata anche da bassa mobilità e da un sistema di regole poco chiaro e poco trasparente.
La cura per lo spread italiano del merito? Un trattamento con dosi massicce di policy chiare per restituire limpidezza e linearità ai processi di selezione e di valorizzazione della meritocrazia.
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