Non è solo un problema di crisi economica: la disoccupazione ha anche radici educative. Lo dimostra il rapporto McKinsey “Il viaggio tempestoso dell’Europa, dall’educazione all’occupazione”, condotto su otto Paesi dell’Unione europea e appena presentato al Bruegel institute di Bruxelles: esiste un importante gap tra la valutazione accademica e quella dei futuri datori di lavoro. Soprattutto in Italia: sebbene il 72% degli educatori giudica preparati i propri allievi, nel nostro Paese la percentuale di manager che sostengono di non trovare lavoratori con le giuste competenze tocca quota 47%. Seguono Grecia (45%) e Spagna (33%), mentre in Germania la percentuale si ferma al 26%. Non solo. Le mancanze rilevate appaiono gravi: in Italia la richiesta di un buon inglese è assolta solo dal 23% degli aspiranti lavoratori, mentre la quota di persone preparate a livello informatico cala al 18%. Infine, in Italia, Francia, Portogallo, Uk e Grecia sempre più giovani scommettono su corsi di studio legati a industrie in crisi, come la manifattura.
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