EY (servizi professionali), Pearson (education) e ManpowerGroup (innovative workforce solutions) hanno deciso di dare vita a un Osservatorio permanente sul mercato del lavoro per supportare stakeholder pubblici e privati nella definizione di politiche occupazionali e formative, modulate in base allo sviluppo delle esigenze dei mercati e delle imprese nei prossimi dieci anni. Per l’occasione hanno presentato la ricerca Professioni 2030: il futuro delle competenze in Italia, che sviluppa un modello predittivo su come cambieranno il lavoro e le competenze in risposta al variare di macro-trend chiave, quali i cambiamenti ambientali, sociali, politici e tecnologici. Secondo i risultati dello studio, la transizione tecnologica e la crisi in atto avranno un ruolo chiave nel definire il futuro dell’occupazione, soprattutto come acceleratori dei processi di obsolescenza di competenze, mansioni e professioni. I processi di digitalizzazione e iperconnessione richiederanno profili di competenze compositi, in grado di gestire la complessità tecnica, tecnologica, organizzativa e gestionale. In tale contesto, sarà essenziale tanto l’up- e reskilling dei lavoratori, quanto la formazione di skills adeguate nei giovani che fanno per la prima volta il loro ingresso sul mercato del lavoro.
A livello nazionale le previsioni occupazionali identificate dai modelli predittivi indicano che l’80% delle professioni presenti in Italia muterà quantitativamente nel prossimo decennio. Il modello prevede, innanzitutto, che più di un terzo della forza lavoro attuale svolge professioni che cresceranno nei prossimi dieci anni (circa il 36%), mentre tutte le altre rimarranno stabili (20%), o decresceranno (44%). Solo la metà delle professioni in crescita, tuttavia, saranno legate a vario titolo alla tecnologia: aumenteranno anche professioni legate alla cultura, alla comunicazione, ai servizi di cura (di carattere sanitario e non), all’insegnamento e alla formazione. I dati mostrano che i trend di crescita dell’occupazione si concentrano nel settore terziario dei servizi alle imprese e alle persone. Al contrario, i trend più negativi si concentrano nei settori dell’industria e dell’agricoltura.
La ricerca ha anche identificato alcune professioni che emergeranno nei prossimi dieci anni in Italia, evidenziando tre categorie di processo trasformativo delle professioni.
Per scissione:
Specialisti delle interfacce umane
Esperti delle applicazioni IOT in agricoltura
Human-machine teaming manager
Tecnico delle macchine a guida autonoma
Per fusione di due o più professioni:
Addetti all’integrazione con i robot assemblatori
Progettista di visite ed eventi virtuali.
Per ibridazione:
Manovali e personale non qualificato della costruzione
Giornalisti
Personale non qualificato addetto ai servizi di custodia di impianti
Addetti all’assistenza personale
Esperti legali in imprese
Infine lo studio ha permesso di identificare tre cluster di competenze che hanno e avranno un ruolo chiave per le professioni del futuro.
In primo luogo, un set di competenze fondamentali – apprendimento e ascolto attivo, adattabilità, comprensione degli altri e problem solving – strettamente associate alle occupazioni in crescita.
In secondo luogo, un ecosistema di competenze aggiuntive – capacità di analisi, conoscenze e abilità tecniche, abilità di base come le strategie di apprendimento, attitudini cognitive quali l’originalità, e abilità sociali come la persuasione – che agiscono, eterogeneamente per ciascuna professione, in maniera “aumentativa” rispetto alle competenze fondamentali e a quelle che caratterizzano le singole professioni.
Infine, un set di competenze “ibridanti” – conoscenze in psicologia, informatica, gestione di impresa, capacità di valutazione sistemica, ideazione e originalità, persuasione e adattabilità, ecc. – che derivano da processi evolutivi di scomposizione e ricomposizione dei set di competenze delle professioni.