Quanto costano le dimissioni a un’azienda? I benefici del Corporate Wellbeing

Un’analisi di Teha Group e Jointly ha calcolato i costi medi delle dimissioni per un'azienda e i benefici delle politiche di Corporate Wellbeing

Quanto costano le dimissioni a un'azienda? I benefici del Corporate Wellbeing© Shutterstock

Quanto costa una singola dimissione? Ogni persona che lascia il lavoro ha un costo medio per l’azienda pari a circa il 50% del suo stipendio annuo. Considerando un valore di Ral media a livello nazionale, il costo di ogni dimissione si aggira tra gli 11 mila e i 13 mila euro. Se prendiamo, quindi, come esempio un’impresa di mille dipendenti e immaginando 176 dipendenti che lasciano, calcolando 13 mila euro per le dimissioni di ognuno, significa che l’azienda ha un costo totale di 2.288.000 euro.

L’analisi è contenuta nello studio Benessere e Produttività: i benefici economici del Corporate Wellbeing e i costi del “non fare” per le aziende. Evidenze teoriche ed empiriche, frutto di un anno di collaborazione tra la l’italiana Jointly, e Teha Group. Si tratta della prima indagine sviluppata in Italia sui benefici – e i costi del “non fare” – che un’azienda può ottenere implementando una strategia di Corporate Wellbeing, ovvero l’insieme organico e sinergico di interventi per migliorare il benessere organizzativo e quello personale dei propri collaboratori.

I vantaggi del Corporate Wellbeing

I numeri e i casi illustrati nella ricerca dimostrano che una strategia di Corporate Wellbeing aumenta la produttività, riduce i costi del turnover ma consente anche di rendere più efficiente il costo del lavoro. Incrementare l’offerta di benefit non monetari ai propri dipendenti permette, infatti, di efficientare il costo del lavoro attraverso una duplice leva. Da un lato il beneficio fiscale aggiuntivo e dall’altro “l’effetto moltiplicatore” generato da queste misure, cioè il reale valore creato per il dipendente a fronte della spesa sostenuta dall’azienda, per effetto ad esempio del potere negoziale dell’azienda, o della possibilità di attivare meccanismi mutualistici o di “pooling dei rischi”.

In sintesi, secondo l’analisi Teha Group – Jointly, l’effetto moltiplicatore del Corporate Wellbeing è pari a 4,5 volte il costo sostenuto dall’azienda. “Definire una strategia di Corporate Wellbeing significa mettere le basi affinché un’azienda possa rimanere competitiva, e garantirsi capacità di innovazione e livelli di produttività ottimali, grazie a un approccio sostenibile sul mercato del lavoro”, spiega Francesca Rizzi, amministratore delegato di Jointly. “Passare da singole iniziative estemporanee e disorganiche a una strategia integrata per il Corporate Wellbeing richiede l’endorsement del top management e una cultura aziendale improntata all’ascolto e all’innovazione. Un percorso lungo, quindi, non sempre in discesa e lineare ma appassionante perché consente a un’impresa di essere più profittevole e sostenibile nel lungo periodo. I numeri e i casi illustrati nella ricerca dimostrano che una strategia di Corporate Wellbeing aumenta la produttività, riduce i costi del turnover e consente di rendere più efficiente il costo del lavoro”.

Secondo Pio Parma, Senior Consultant dell’Area Scenari e Intelligence di Teha Group, migliorare la qualità del luogo di lavoro rappresenta una sfida cruciale per le. “Il mondo del lavoro, come abbiamo evidenziato nello studio, è sempre più caratterizzato da una crescente difficoltà di recruiting, dimissioni e quiet quitting”, aggiunge Parma. “Lo studio ha ricostruito i benefici per le aziende derivanti dall’adozione di una strategia integrata di Corporate Wellbeing per aumentare la produttività e ridurre i costi interni, molti dei quali ‘sommersi’, offrendo così ai decisori aziendali uno strumento concreto per il miglioramento della propria strategia di attraction, engagement e retention dei dipendenti”.

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