Rapporto Ocse: un italiano su 5 ha un lavoro green, ma i salari restano bassi

Secondo l'Ocse le politiche per contrastare il cambiamento climatico porteranno a una significativa riallocazione dei posti di lavoro: una vera e propria transizione verde che, però, deve ancora adeguarsi sotto molti punti di vista

Lavori green: un lavoratore italiano su cinque ha già un “posto verde"© Shutterstock

Come ogni anno l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha esaminato tutti gli sviluppi e le prospettive del mercato del lavoro dei suoi Paesi membri. Il risultato delle analisi è l’Employment Outlook  che quest’anno, nello specifico, ha anche valutato l’impatto della green transition, ovvero del passaggio verso le emissioni zero entro il 2050. I cambiamenti applicati per rendere più ecologici ed ecosostenibili i prodotti finali, infatti, hanno e avranno sempre un impatto sul mercato e sui posti di lavoro di milioni di persone.

Secondo l’Employment Outlook 2024, oltre un quarto dei posti di lavoro totali di tutti i Paesi membri (ben 36, Italia compresa) sarà fortemente influenzato dalla green transition. E, attualmente, il 20% della forza lavoro totale è effettivamente impiegata in occupazioni green-driven, considerando anche i lavori che non contribuiscono direttamente alla riduzione delle emissioni ma che sono probabilmente richiesti perché forniscono beni e servizi necessari per le attività green.

Guardando dettagliatamente all’Italia, secondo l’Ocse gli obiettivi di riduzione delle emissioni avranno un effetto marginale sul numero totale di occupati. Si prevede però la scomparsa di alcuni posti di lavoro, che si trasformeranno o verranno sostituiti da nuove opportunità. Attualmente, però, il 19,5% della forza lavoro italiana è già green, anche se solo il 13,7% sono vere e proprie nuove occupazioni verdi.

La percentuale più alta di occupazioni green-driven si trova in Abruzzo. In più, sembra che siano gli uomini ad avere maggiori probabilità di trovare “posti verdi”, a discapito delle lavoratrici. Sempre l’Ocse ha rilevato che nella Penisola il 5,1% è impegnato in lavori drammaticamente ad alta intensità di emissioni di gas serra.

La buona notizia? Spesso le competenze richieste per i lavori altamente qualificati connessi a più alte emissioni sono simili, se non uguali, a quelle richieste per i lavori green, dunque la forza lavoro impegnata può essere facilmente convertita. A fare più fatica sono e saranno i lavoratori meno qualificati, che dovranno impegnarsi di più ricorrendo a una formazione specialistica.

La nota più amara sono i salari, che in generale restano più bassi tra i paesi Ocse. Secondo l’organizzazione, per una vera e propria transizione verde il governo italiano (così come quelli di molti altri Paesi membri) dovrebbe puntare su approcci mirati di sostegno al lavoro e fare focus sulla riqualificazione, sviluppando programmi di valutazione delle competenze che anticipino i tempi e facilitino il passaggio alle emissioni zero.

Sarebbe ideale rafforzare l’orientamento professionale, migliorandone la qualità e la copertura, e aumentare la consapevolezza delle potenziali opportunità. In sostanza, dunque, per essere efficaci gli interventi devono essere volti ad accompagnare e sostenere i lavoratori e le comunità.

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