Stress da lavoro, come viene gestito dalle aziende italiane

Circa la metà degli italiani ne risente almeno una volta ogni due giorni e quasi 4 su dieci pensano che il datore di lavoro non stia facendo nulla per porvi rimedio. I dati di un’indagine globale Adp

stress da lavoroshironosov/iStockPhoto

Lo stress e la cattiva salute mentale rimangono problemi persistenti sul posto di lavoro. In Italia, così come all’estero, lo stress da lavoro è un argomento di cui si parla molto, ma il dibattito rimane acceso su quanto si stia effettivamente facendo per favorire la salute mentale in azienda.

Le iniziative delle aziende per gestire lo stress da lavoro

Secondo il sondaggio People at Work 2023 di Adp Research Institute – condotto su oltre 32 mila lavoratori in 17 Paesi (2 mila lavoratori in Italia) – il 37,7% dei lavoratori italiani pensa che il proprio datore di lavoro non stia facendo nulla per promuovere una salute mentale positiva.

Il 18% pensa che invece sia attivo soprattutto tramite il dialogo, favorendo una comunicazione continua e costante, l’11% dichiara come il proprio datore di lavoro favorisca dei giorni di ferie per il benessere personale (per esempio in molte multinazionali il giorno del compleanno corrisponde a un giorno di ferie regalato), sempre l’11% dichiara come nella propria azienda sia in vigore il diritto di disconnessione da mail e messaggi fuori dall’orario di lavoro, mentre secondo il 10,5%  vi sono vere e proprie pause stabilite per la gestione dello stress da lavoro (esempio stanza zen, meditazione, palestra, etc.). Il 51% dichiara poi come i colleghi siano un forte sostegno.

stress da lavoro

Domanda a risposta multipla

Un limite alla produttività

Lo stress può nascere a volte dai troppi carichi di lavoro, dalla sensazione di non riuscire a portare a termine i compiti assegnati o da un ambiente di lavoro non ideale per il professionista che accusa questo disturbo. Disturbo che rappresenta un rischio per la salute, ma può influire anche sulla produttività. Infatti, alla domanda “hai mai la sensazione che il tuo lavoro sia influenzato negativamente dallo stress?” il 63% ha risposto “sì”. Di questi, il 29% lamenta di non essere in grado di svolgere il lavoro al meglio il proprio lavoro, mentre il 34% lamenta di avere continuamente necessità di staccare con piccole pause.

Per quanto concerne lo stress, il 17% degli intervistati afferma di sentirsi stressato giornalmente (il 21,8% delle donne e il 12,8% degli uomini), il 9% dalle quattro alle sei volte a settimana (percentuali simili per uomini e donne), il 22% almeno due o tre volte a settimana (stessa percentuale del 22% per entrambi i sessi), una volta al mese il 9,25% (8% per le donne e 10% per gli uomini).

“Una cultura dell’attenzione alla salute mentale sul posto di lavoro è incredibilmente preziosa sia per i datori di lavoro sia per il personale”, sottolinea Marcela Uribe, General Manager di Adp Southern Europe. “Quando le persone si sentono al sicuro e supportate, è molto più probabile che facciano un lavoro migliore, diminuisca l’assenteismo e si respiri più ottimismo, tutte cose che favoriscono la produttività”.

Secondo la manager di Adp, iniziative come quella di offrire programmi di assistenza ai dipendenti “potrebbe suggerire che i datori di lavoro stiano finalmente razionalizzando e formalizzando le attività di supporto al benessere dei dipendenti, anche esternalizzandole. Tuttavia, devono anche integrare questo tipo di supporto nelle pratiche lavorative quotidiane e istruire e formare i manager su come affrontare lo stress e i problemi di salute mentale nel proprio team”.

Le cause dello stress da lavoro

Tra le cause di stress non solo i carichi di lavoro ma anche l’insoddisfazione. Il 19,6% degli italiani afferma infatti di non sentirsi soddisfatto della propria posizione, quasi uno su cinque. Le cause principali sono tre: il 38% lamenta il fatto di avere avuto un aumento delle responsabilità che non è combaciato con un aumento di stipendio, il 34,3% non ha avuto l’avanzamento di carriera che aspettava, per il 30% il proprio lavoro non è più stimolante.

Una malattia indennizzabile

Nella sua analisi Adp Research Institute ricorda come siano indennizzabili tutte le malattie di natura fisica, psicologica o sociale la cui origine sia riconducibile al rischio del lavoro, incluse depressione e ansia del lavoratore (Cassazione Civile, Sez. Lav., 11 ottobre 2022, n. 29611). Si riconosce, così, il ruolo dell’azienda nell’insorgenza di disturbi come ansia e depressione. Ne consegue che ogni forma di tecnopatia che possa ritenersi conseguenza di attività lavorativa risulta assicurata dall’Inail, anche se non è compresa tra le malattie tabellate o tra i rischi tabellati, dovendo, in tale caso, il lavoratore dimostrare soltanto il nesso di causa tra la lavorazione patogena e la malattia diagnosticata.

“Depressione, ansia e malessere mentale sono quindi oramai considerate malattie che possono essere causate anche da un cattivo ambiente lavorativo, o da un eccessivo carico”, conclude Marcela Uribe. “È fondamentale che il benessere mentale dei lavoratori diventi una priorità per tutti i datori di lavoro, pena una perdita di produttività, ma anche reputazionale, che potrebbe essere davvero dannosa”.

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