La volontà, da parte di Telecom, c’è: era già stata discussa con i sindacati e annunciata ufficialmente lo scorso febbraio. Ma la fattibilità di assumere 4 mila lavoratori dipende solo dal governo: fintanto che non verranno approvati i decreti attuativi del Jobs Act, Telecom non può procedere con i contratti. A fare la differenza sarà, soprattutto, la normativa sulla solidarietà espansiva e le relative coperture finanziarie, attese non solo da Telecom ma anche da molte altre imprese. La solidarietà espansiva è un istituto poco conosciuto in Italia con il quale lo Stato si fa carico del 70% della quota decurtata dagli stipendi dei lavoratori. In cambio, questi devono essere assunti.
«Siamo in attesa dei decreti attuativi sulla solidarietà espansa per procedere sulle 4 mila assunzioni», conferma il presidente del gruppo, Giuseppe Recchi. «Bisogna che le leggi accompagnino lo sforzo dell’azienda, se le leggi non sono adeguate non possiamo fare cose impossibili, ci sarebbero 4 mila posti persi. Perdere l’opportunità di 4 mila nuovi talenti lo trovo deleterio per il Paese e per noi».
Gli fa eco l’ad Marco Patuano: «Confermo la volontà di attuare il ricambio occupazionale, ma dobbiamo rallentare. Oggi mi sembra concreto poter dire che l’obiettivo delle 4 mila assunzioni rimane da perseguire, ma la tempistica va resa coerente con gli strumenti normativi a nostra disposizione. Continuiamo a collaborare con il governo per strumenti alternativi che ci permettano di fare i conti con la realtà».
Questo non vuole però dire che Telecom – che attende l’ingresso del colosso Vivendi nel capitale – non assumerà nessuno nel 2015: le assunzioni si faranno, perché l’azienda stessa lo necessita, ma non sarà una partenza “accelerata” come inizialmente ipotizzato.
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