In mille ce l’hanno fatta: sono fra i migliori cervelli al mondo, hanno partecipato a un “talent contest” e adesso lavorano in Cina con uno stipendio d’oro. Avete perso il treno? Ne passeranno altri, perché la seconda potenza economica mondiale sta conducendo una memorabile caccia ai talenti internazionali, a suon di sussidi statali: oltre allo stipendio da contratto, infatti, il governo mette sul piatto altri 125 mila euro di contributo spese per gli stranieri che accettano di trasferirsi e fino a 500 mila euro di sovvenzione ai progetti di ricerca più brillanti. Dove bisogna firmare? Uno dei più ambiziosi programmi di recruitment è l’One Thousand Talent Plan (1000plan.safea.gov.cn): ci sono mille contratti che aspettano la firma, e una potrebbe essere la vostra se siete disposti a lavorare laggiù per almeno tre anni, anche con famiglia al seguito. Altri 400 posti ogni anno sono invece dedicati agli under 40 con dottorato e tre anni di esperienza di lavoro. In questo caso il premio per chi vince e viene assunto, busta paga a parte, è di 70 mila euro. Più alloggio, assistenza medica e polizza assicurativa. Vogliamo parlare di stipendio? Chi è bravo a negoziare può avere grandi soddisfazioni e se siete i migliori nel vostro campo mirate in alto: qui i colletti bianchi iniziano la carriera con 2 mila dollari al mese, un dirigente ne prende 10 mila e un Cfo fino a 15. E per un “overseas” le aziende non badano a spese: la lotta per accaparrarsi i migliori manager internazionali è così spietata che i responsabili delle risorse umane del Wuhan Donghu New Technology Development Zone, il più importante polo tecnologico della Cina centrale, ricevono un bonus di 30 mila euro per ogni talento che riescono a portare dentro. Attenzione, questa non è apologia di fuga di cervelli. Al contrario: il suggerimento è di andare in Cina per mettere il turbo alla vita professionale, e poi tornare in Italia, con più esperienza e pronti per fare il grande salto. «Un manager all’apice della sua carriera», consiglia Lauro Venturi, Ceo della Cna di Monza e Brianza, «potrebbe valutare l’opportunità di prendere il volano dell’internazionalizzazione. E la Cina è un ottimo trampolino».
UN ATTEGGIAMENTO MENTALE. Ma anche un manager più senior potrebbe andarci, magari per accompagnare aziende italiane e aiutarle a espandersi». Insomma, non è questione di età anagrafica, piuttosto di freschezza mentale. «Il manager di successo unisce esperienza ed esplorazione», continua Venturi, «ma a patto di tener presente alcuni principi: per partire servono paradossalmente radici solide, così si svetta meglio, una forte propensione al rischio che metta in conto anche la possibilità di fallire e infine robuste competenze, le sole che rendono appetibile un professionista sui mercati mondiali. La maniera più veloce per imbarcarsi in questa avventura è scegliere un’azienda italiana che abbia una branch in estremo Oriente o stia per andarci. E partire insieme a lei». Ma davvero non esistono mete più vicine? Campagne acquisti a parte – ci sono, per esempio, 1.300 posizioni aperte in 125 università nell’area metropolitana di Tientsin, la quarta più vasta dopo Shanghai, Pechino e Chongqing, mentre la città di Zhenjiang, sul Fiume Azzurro, è in cerca di 900 figure di alto livello da collocare nei prossimi tre anni – si tratta della meta ideale per chi vuole dare una svolta alla carriera o al business, «con tassi di crescita del 7%», conclude Venturi, «molta liquidità da investire e soprattutto un atteggiamento così diverso e positivo nei confronti della crisi che per noi italiani, ormai rassegnati, è estremamente stimolante».
LE FIGURE PIÙ RICERCATE Molte le opportunità di lavoro per architetti, manager specializzati nelle vendite, professionisti delle risorse umane o consulenti nel settore dei servizi. Visto il boom dell’e-commerce (quest’anno la Cina potrebbe diventare il primo mercato mondiale con 120 miliardi di dollari di fatturato Web, superando Giappone e Stati Uniti), avere un solido curriculum in questo campo è di sicuro aiuto. Ma quanto si guadagna? In Cina mancano all’appello circa 80 mila manager di alto livello, che scuola e università non riescono a preparare in tempo e nel numero richiesto dal mercato del lavoro. Per questo i professionisti hanno salari ben al di sopra della media nazionale, che per il resto è piuttosto bassa: un Cfo parte con una busta paga mensile di 15 mila dollari, un dirigente 10 mila dollari, benefit esclusi, mentre gli stagisti cominciano con un part-time da 1.300 dollari, che diventano subito il doppio con l’assunzione. Non male, tenuto conto del basso costo della vita: con 650 dollari si affitta un trilocale a Pechino, la donna delle pulizie vi chiederà due dollari l’ora e per cenare al ristorante mettetene in conto non più di dieci. E sì, il gioco vale decisamente la candela.
APPROFONDIMENTI | ||
PRENDERE UN MASTER VALIDO IN CINADirigenti aziendali o piccoli imprenditori possono laurearsi in diritto aziendale cinese senza lasciare la scrivania. Uninettunouniversity.net , in collaborazione con la Open University d Hong Kong, organizza un corso on line della durata di sei mesi tra video lezioni magistrali, esercitazioni e laboratori virtuali, chat e dirette in streaming. Tra le materie: tutela della protezione intellettuale, diritto bancario e finanziario, leggi fiscali e contro il commercio sleale, diritto del commercio estero. Gli esami si fanno fisicamente in Italia e in videoconferenza con un professore in Cina, dove il titolo è riconosciuto. OTTENERE IL VISTOSi può richiedere un visto per lavoro (Z) a un qualsiasi consolato cinese in Italia presentando la documentazione necessaria: idoneità fisica, diploma di laurea, lettera di invito da parte dell’eventuale datore di lavoro. Gli imprenditori invece hanno bisogno del visto B (business) da richiedere, assieme alla lettera d’invito di un’azienda cinese, al consolato o all’ambasciata. Se entrate come turisti potete ottenere un visto business in loco pagando 2.500 yuan (circa 250 euro) alle agenzie viaggi specializzate. TROVARE UN CONTRATTOC’è anche chi si mette in viaggio alla Marco Polo, ma nove volte su dieci i manager che lavorano nella terra del Dragone hanno un contratto con aziende o studi professionali italiani, firmato in Italia, prima di partire per la branch cinese. Neo-laureati e giovani alle prime esperienze potrebbero valutare l’iscrizione a corsi di lingua, specializzazione o master, a Pechino o a Shanghai, piuttosto che partire allo sbaraglio. |