Serve un cambio di marcia

Serve un cambio di marciaIl presidente Usa Donald Trump©GettyImages

Al di la dei dazi e di altre forme di pressione esercitate da Trump e dal suo governo, se riflettiamo sul tempo perduto sino a ora in questa nostra Europa un po’ di rammarico c’è. Per meriti culturali e storici avrebbe dovuto, il nostro continente, ambire a un posto in prima fila nel panorama politico mondiale. D’altra parte per anni ci siamo trascinati.

Il Parlamento europeo è stato composto da elementi di sicuro prestigio, ma anche da pericolosi e presuntuosi individui che si sono fatti valere, ritardando di fatto la crescita culturale del nuovo sistema. Impudenza e grande inefficienza, quasi a garantire il mantenimento dello status quo, eludendo i principi fondamentali utili all’avviamento del complesso progetto. Ministri poco solerti delegati dai Paesi a presidiare cariche di rappresentanza europea, alcuni per di più per nulla preparati e poco presenti nelle aule di lavoro. Mancanza totale di guide che facessero smuovere le coscienze, affinché si costruisse quel necessario e passionale spirito coinvolgente.

Ora, preso atto della situazione e dei pericoli che la stessa presenta, si dovrà correre speditamente per costruire un’unità di gruppo capace di esprimersi con la necessaria leadership. Tutti poi ci auguriamo che i delegati prescelti garantiscano valore e determinazione, anche considerando il nuovo modus operandi americano e russo. Coesione e senso di appartenenza saranno essenziali. E allora che si valutino attentamente questi partecipanti, insigniti di mandati operativi e seduti ai tavoli di rappresentanza; va fatto, al di là della loro “talentuosa capacità” nel proporsi in momenti mediatici o delle correnti politiche di appartenenza.

Risulterebbe poi oltremodo disdicevole oggigiorno che alcuni leader europei risultassero fedeli alla causa solo a parole e poco nei fatti. L’era dei proclami è conclusa e la posta in gioco questa volta è molto alta. Difficile nel prossimo futuro vivere da attendisti augurandoci che altri possano assumersi nostre responsabilità. Insomma serve un vero cambio di marcia, basilare per la causa comune e che chiarisca in modo unico i valori e la volontà di emergere dei nostri popoli. E gli armamenti? Un tema essenziale, ma siamo tutti consapevoli che il vero obiettivo non sarà esclusivamente vestire la stessa divisa. Generare un profondo senso di appartenenza, essere nei fatti coesi e prodighi gli uni verso gli altri… questa è la vera sfida!

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