Credo (e spero) che in un tempo di uomini almeno all’apparenza forti (Machos Alpha, li chiama una nota serie spagnola), vedi alla voce Trump e Putin, i leader pensanti alla lunga possano avere la meglio. Per questo, dopo averlo ascoltato anche di recente all’European Parliamentary Week, mi sono detto che mi sentirei confortato se l’Ue la smettesse con i soliti giochi di potere di mezze figure internazionali senza alcun carisma, e consegnasse le leve del comando a un Mario Draghi.
In tutti i campi abbiamo bisogno di una politica chiara e lungimirante, di una politica coraggiosa e di una politica unitaria, di una politica decisa ma anche ricca di sfumature, che sappia imporsi ma anche ascoltare. Tutte le singole nazioni dovrebbero vedere come fumo negli occhi le fughe centrifughe di certi nazionalismi, perché la nostra patria è – e questo è certo e assodato se vogliamo sopravvivere culturalmente per non dire economicamente – l’Europa, di cui l’Italia è una regione, quand’anche la “nostra” regione e a noi indubbiamente la più cara. Se non si salva nel suo insieme, l’Europa non si salva affatto; e quei Paesi che sperano di strappare ai vari satrapi internazionali (da Trump a Putin passando per Xi Jinping) trattamenti di favore per le proprie economie, sono destinati a diventarne succubi quando non servi. Ed essere servi non serve, né ai popoli tanto meno alle loro economie.
Ho letto con raccapriccio che il neo-presidente degli Usa ha, tra dazi e provvedimenti puntivi vari, ridotto pesantemente l’applicazione del Foreign Corrupt Pratices Act, ovvero ha “depenalizzato” la corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni internazionali da parte delle aziende americane, concedendo di fatto l’ennesimo “vantaggio competitivo” alle proprie imprese. Che dire, se non commentare con un moto di sconforto un simile atteggiamento? Lo ripeto, se l’Europa non fa fronte unitario adesso e diventa quello che non è riuscita a essere in questi ultimi decenni, cioè una nazione, è destinata a sparire dai tavoli che contano e altri decideranno per lei.
Meglio rinunciare adesso a un po’ del nostro nazionale punto di vista per condividerne uno più ampio e lungimirante. Quindi, con tutto il rispetto per la persona e il ruolo, non è più tempo delle tiepide, barcamenanti nonché ininfluenti Von Der Leyen, regaliamoci e regaliamo all’Europa un Mario Draghi, e quanto meno proviamo a giocarci al meglio le carte che ci rimangono.
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