«Non piove (più) governo ladro!»

«Non piove (più) governo ladro!»© Shutterstock

Non so dove finirà la pallina della roulette che sta girando vorticosamente intorno alla questione dell’autonomia differenziata delle Regioni. Difficile capire se si troverà la quadra, viste le posizioni così discordanti, pur se il Governo – soprattutto nel suo azionariato leghista – sembra al momento (referendum permettendo) deciso ad andare avanti. Personalmente credo che entrambi i due punti di vista abbiano le loro ragioni come i loro torti, quindi come sempre – anche in questo caso – la “virtus” sta nel mezzo. Mezzo verso cui però nessuna delle parti in causa avrà il buonsenso di convergere.

Questo perché trovare delle soluzioni, nell’era delle polarizzazioni esasperate, non risulta mediaticamente (o meglio, social-mediaticamente) producente. Di vero c’è che bisogna far funzionare la macchina dei conti dello Stato, macchina che risulta perennemente inceppata: è come un secchio bucato che disperde acqua in continuazione, mentre il Paese è ormai assetato. Sì, perché dobbiamo dircelo, le risorse del Nord che sostengono il Sud hanno dimostrato nel tempo che servono “solo” a mantenere lo status quo, non hanno saputo creare ricchezza, solo dipendenza. Non c’è stata una razionalizzazione e una pianificazione degli investimenti da parte della politica prima locale e poi statale, affinché quelle risorse servissero ad affrancare le regioni meno ricche: è mancato un progetto condiviso nel tempo, e ora che queste regioni – a spiccata vocazione agricola oltre che turistica – si troveranno sempre di più a pagare il conto dei cambiamenti climatici e della desertificazione, uscire dall’impasse diventerà sempre più difficile, se non impossibile. Siamo al «non piove (più) governo ladro!». E al Sud non rimane da fare altro che indignarsi per quel principio di solidarietà vagheggiato dai “padri costituenti” e oggi messo in discussione. Per di più togliere risorse a dei servizi – vedi la Sanità – che già al Sud scontano un’afasia atavica suonerebbe come una beffa, oltre ovviamente a essere un danno.

Devo confessarlo, avrei preferito di gran lunga che il governo avesse impegnato altrettanta solerzia e attenzione a emanare una riforma fiscale più consona ai tempi, capace di andare a scovare presso gli evasori le risorse necessarie allo sviluppo dell’interno Paese. Dal 2010 il totale delle tasse italiane in rapporto al Pil è cresciuto del 3,16%, fino al 42,5% del 2023: sono troppe e a pagarle sono sempre e solo gli stessi. Che un’attenta gestione possa dare i suoi risultati lo dimostra quanto sta succedendo con l’Iva, il cui rapporto col pil in un solo anno è passato dal 6,6% del 2021 al 7,1 del 2022. Infatti, l’uso dei pagamenti digitali è stato un toccasana contro il nero, a dimostrazione che se ci sono i controlli, i furbi sono indotti a fare meno i furbi, e in questo il digitale gioca di certo nella squadra dei buoni. Quindi, i mezzi e i modi per fare bene ci sono, usiamoli!

© Riproduzione riservata