Si scrive innovazione, si legge sostenibilità

Si scrive innovazione, si legge sostenibilitàGianni Agnelli© Getty Images

Chi non ha almeno un po’ provato ammirazione per la figura dell’avvocato Gianni Agnelli, per quel suo ostentare un’intelligenza elitaria da miliardario sabaudo? Proprio a lui viene attribuita una frase emblematica dell’uomo (nonché dell’industriale) “analogico”: «Mi sono simpatici gli ecologisti. Ma hanno programmi costosi. Non si può essere più verdi delle proprie tasche». Va detto che purtroppo sono passati i decenni – più di due solo dalla morte dell’ex capo della Fiat –, durante i quali abbiamo attraversato ere tecnologiche, eppure si scopre che la sostenibilità può ancora essere vista e vissuta come un costo anti-competitivo.

Questo perché la sostenibilità sconta quel “pregiudizio” di antieconomicità, già palesato dall’avvocato diversi decenni or sono, e non gode invece della “buona stampa” che può vantare la digitalizzazione a sostegno della quale aziende e istituzioni continuano a sobbarcarsi – senza fiatare – investimenti ingenti e costanti.

Certo il vantaggio competitivo offerto dalla digitalizzazione risulta evidente, avendo reso senza dubbio più efficienti i processi, mentre quello della sostenibilità è invece un lavoro e un lavorio lento, costoso, a tratti faticoso, tuttavia innegabilmente quanto mai necessario. Se la capacità di stare sul mercato di una qualsiasi azienda (e di ogni istituzione) è direttamente proporzionale alla sua propensione a saper rispondere alle rinnovate esigenze del pubblico, siano consumatori o cittadini, e quindi di innovare, oggi non può esistere un’innovazione che non sia anche sostenibile, altrimenti tradirebbe di fatto il suo mandato originario.

Non so chi abbia detto che l’innovazione consiste nel fare cose vecchie in modo nuovo. È un approccio che condivido appieno, anche se l’assunto andrebbe aggiustato dicendo che oggi innovare vuol dire fare cose vecchie in modo sostenibile, in caso contrario non di innovazione si tratta. Con buona pace dell’avvocato Agnelli che, sono abbastanza certo, vivendo ai giorni nostri la penserebbe diversamente…

Perché la sostenibilità non è più un fenomeno di colore o un’opzione produttiva che comporta costi aggiuntivi, bensì una irrinunciabile necessità oltre a un segno di responsabilità personale e di responsabilizzazione collettiva, e – sapendo guardare oltre – anche una incredibile occasione per rinnovare profondamente il proprio business.

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