Patrimoniale? L’ennesima scappatoia

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Mi sono reso conto che a cadenza di un anno, un anno e mezzo, da quando Business People ha iniziato la sua corsa nel 2006, abbiamo dedicato almeno un editoriale al tema dell’evasione fiscale nel nostro Paese. Abbiamo pubblicato anche diversi approfondimenti, puntando i riflettori sulle novità del momento legate ai vari governi che si sono succeduti. Fino ad arrivare a questo inizio 2024, in cui ci siamo, per l’ennesima volta, resi conto che in definitiva nulla è cambiato di reale. Certo, mutano i nomi e le facce dei protagonisti, ma la sostanza del problema rimane invariata.

In Italia, il sommerso resta a livelli monstre: gli ultimi dati Istat parlano di 192 miliardi di euro (circa il 10,5% del Pil nazionale). Col risultato che chi paga le tasse – segnatamente i lavoratori dipendenti – le versano anche per conto di quelli che, con fuoriserie in garage e ville al mare, si professano nullatenenti o quasi, oppure per foraggiare i conti correnti di coloro che vivono di espedienti e di sussidi.

La cosa deprecabile è che, come sempre anche in questo inizio 2024, c’è chi ha ricicciato l’immortale idea di istituire una patrimoniale, anziché affidarsi alle cure di un fisco equo che faccia pagare a tutti il giusto e solo ai veramente ricchi, più della media. Siamo alla resa. Se uno Stato si dichiara nella sostanza incapace di far rispettare le regole, rispetto da cui dipende il suo grado di civiltà e democrazia – come avere le risorse necessarie a far funzionare meglio servizi essenziali come la scuola, la sanità, la giustizia – allora deve avere l’onestà morale di porsi delle domande e di darsi delle risposte. Domande tipo: come può un viceministro all’Economia paragonare gli evasori ai terroristi e il giorno successivo essere smentito dagli stessi esponenti della sua maggioranza?

Al di là delle beghe elettoralistiche tra alleati di governo, questa è la dimostrazione lampante che l’evasione oggi non è considerata una priorità. Sappiamo tutti che un prelievo una tantum come una patrimoniale non fa sistema, lo droga soltanto. Creare invece un circolo virtuoso di controlli, una struttura di accertamenti capillare e costante nel tempo, ispirata a regole semplici, non inquisitorie e non aggirabili dai soliti furbetti, e grazie alla quale poter prevedere gettiti crescenti per poter dettagliare – al raggiungimento di certi obiettivi – anche la riduzione delle aliquote tricolori, obiettivamente fin troppo elevate, è l’unica via di buon senso da perseguire. Lo era ieri, come lo è oggi: non esistono alternative. Una patrimoniale sarebbe solo l’ennesima scappatoia, e da sempre – come dovremmo aver ormai imparato nel Paese dei condoni – le scappatoie non portano mai da nessuna parte

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