A Ferrara una mostra sulla rivoluzione che cambiò la pittura moderna

Nell’Italia di fine Ottocento partì una vera e propria rivoluzione nella pittura, che determinò un apporto fondamentale del nostro Paese all’arte moderna. Una mostra a Ferrara spiega ora il come e il perché

Se c’è stata una rivoluzione copernicana nella storia della pittura moderna, questa è avvenuta quando gli artisti hanno stabilito che la percezione (e dunque il sentimento) di chi osservava la loro opera fosse importante, se non di più, del significato dell’opera stessa. È accaduto a casa nostra, in Italia, sul finire dell’Ottocento e ora una mostra a Palazzo dei Diamanti di Ferrara ci spiega come e perché. Stati d’animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni (fino al 10 giugno) ospita opere cult quali Ave Maria a trasbordo di Giovanni Segantini, la Maternità di Gaetano Previati, il trittico degli Stati d’animo di Umberto Boccioni, e altri importanti lavori – firmati Pelizza da Volpedo, Medardo Rosso e poi ancora Balla, Carrà – in un viaggio nei territori dello spirito tra Otto e Novecento. In particolare, il ferrarese Previati ha un ruolo speciale in questa evoluzione, come ha raccontato lo stesso Boccioni: «Con lui le forme cominciano a parlare come musica, i corpi aspirano a farsi atmosfera e il soggetto è già pronto a trasformarsi in stato d’animo». La sua pittura è il corrispettivo su tela del flusso di coscienza: alle sue emozioni, grazie a quei colori pastello e a quelle linee sinuose, rispondono le nostre emozioni. Accade ancora oggi, a cent’anni di distanza.

Fu una generazione di artisti che cercò per la prima volta un alfabeto pittorico che per sua natura non può che essere rarefatto, privo di contorni e limiti. La psicologia, scoprendo l’inconscio, abbozzava all’epoca quelle che oggi definiamo le emozioni fondamentali (gioia, tristezza, paura, disgusto, rabbia); l’arte si adoperava per dar loro forma e colore. Curata da Maria Grazia Messina, Fernando Mazzocca e Chiara Vorrasi (e complice il suggestivo allestimento in chiaroscuro dello Studio Ravalli), la mostra si concentra su autori e temi a torto ritenuti minori, dimostrando invece che se oggi anche nella produzione artistica il soggettivismo (o narcisismo?) è la prassi, lo dobbiamo a questi “rivoluzionari” della tavolozza, che osarono per la prima volta dipingere i moti dello spirito più che il mondo reale. Palazzo dei Diamanti – gestito dalla partecipata pubblica Fondazione Ferrara Arte, con il contributo di sponsor privati, tra cui gli operatori turistici locali che sostengono le mostre con la tassa di soggiorno – si conferma un interessante polo culturale, capace di coniugare mostre di qualità e il gradimento del grande pubblico.

Resta sempre aggiornato con il nuovo canale Whatsapp di Business People
© Riproduzione riservata