Gagliardo e originale. Se il nome non vi dice nulla, non preoccupatevi: Giulio Pippi (Roma 1492 – Mantova 1546) è passato alla storia come Giulio Romano e di certo conoscete almeno uno dei suoi lavori più noti, ovvero Palazzo Te, a Mantova. La città celebra in grande stile il più geniale e innovativo allievo di Raffaello Sanzio con un ricco programma di eventi e mostre. Mantova: Città di Giulio Romano non è solo uno slogan. L’artista, nel lontano 1524, venne alla corte dei Gonzaga grazie all’invito di Federico II e ne cambiò davvero e per sempre i connotati: Mantova, con il suo paesaggio avvolto dalla bruma, incuneata tra la Pianura Padana e l’Emilia, è stata infatti il laboratorio perfetto per l’estro del maestro del Manierismo.
Fino al 6 gennaio la città presenta, tra le altre, due mostre da non perdere. A Palazzo Ducale, nel cuore del centro storico, l’esposizione Con nuova e stravagante maniera illustra, in un percorso scandito di settantadue disegni nato in collaborazione con il Louvre di Parigi, la folgorante carriera di Giulio Romano, che fu architetto, scultore, pittore e scenografo di corte. Arte e Desiderio, allestita nelle sale Napoleoniche di Palazzo Te fino a giugno del 2020 grazie a una produzione Electa, si concentra invece sul legame tra l’erotismo classico e le invenzioni figurative di tema amoroso nel primo Cinquecento in Italia, con particolare attenzione alla smodata passione di Giulio Romano per i soggetti erotici, così ricorrenti nelle decorazioni nel Palazzo e simbolo del suo fascino singolare. Anche in questo caso il motivo va rintracciato nei libri di storia: fu infatti per “la bella Boschetta” (all’anagrafe Isabella Boschetti, nobildonna mantovana) che Federico II Gonzaga fece erigere Palazzo Te, all’epoca fuori dalle mura di Mantova. L’edificio diventò un rifugio di delizie, un luogo di svago e divertimento dove ricevere ospiti illustri e celebrare – davanti agli occhi del bel mondo dell’epoca – questo amore extra-coniugale, al centro dei gossip del tempo.
Narra la leggenda che l’astuto Giulio Romano giunse a Mantova facendo recapitare al suo potente (e invaghito) mecenate un quadro monumentale intitolato I due amanti (conservato all’Hermitage di San Pietroburgo e ora eccezionalmente in mostra a Mantova) proprio per compiacerlo. Sarebbe stato il primo dei tanti lavori erotici – tra cui lo straordinario ciclo su Amore e Psiche, nelle sale di Palazzo Te – realizzati dall’artista per incantare il duca rinascimentale e capaci, grazie a alla sua “stravagante maniera”, di sedurci ancora oggi.
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