Auto one pedal drive e marce automatiche: l’arte di cambiare

Oltre a rappresentare il futuro dell’automotive, le quattro ruote elettriche sono anche destinate a risolvere l’antica disputa tra gli amanti del cambio automatico e gli irriducibili del manuale

Che differenza tra lo stelo con la sfera in cima del cambio manuale della Ferrari 212 Export Touring Barchetta e la plancia di un qualsiasi modello elettrico di oggi, dove del cambio non c’è traccia… E allora si capisce perché quando i nostalgici della Formula 1 dei tempi che furono sentono le macchine di oggi sgranare da sole le marce fino all’ottava-nona e scalare in pochi decimi di secondo hanno un moto di disgusto. Perché per loro cambiare è un’arte, da onorare a suon di punta-tacco, doppiette e altre raffinatezze da virtuosi dei volanti dell’era pre-airbag.

Ma i Soloni del prima-seconda-terza e viceversa devono rassegnarsi: se ai loro tempi le automatiche in Italia erano quasi sconosciute, oggi il popolo dei motori si è convertito e si è via via abituato all’idea di appaltare alla fedele quattro ruote i compiti che una volta erano affidati in monopolio alla mano destra. Insomma: il pedale della frizione può ormai essere considerato una specie in via di estinzione e con l’avvento delle elettriche potrebbe presto subire lo stesso destino anche quello centrale. Perché oggi si guida sempre di più all’insegna della one pedal drive, ovvero della guida a pedale unico, per la precisione quello di destra. A rendere, almeno in parte, obsoleto pure il freno è la capacità delle vetture che fanno il pieno a suon di Watt di sfruttare le decelerazioni per ricaricare le batterie, fatto che in concreto si traduce in un freno motore bulimico che se ben utilizzato consente di fermarsi senza disturbare la gamba sinistra.

Chi ha provato a guidare con il pedale solitario non può più farne a meno, soprattutto in città, quando l’alternanza tra accelerazioni e frenate è continua. Pensate a quanto possa essere rilassante sapere che mentre si viaggia nel traffico si incrementa l’autonomia e, nello stesso tempo, si risparmia l’usura delle pastiglie e dei dischi dei freni. Quando si tratta di inchiodare, naturalmente, l’arto inferiore sinistro deve tornare in campo così come nel caso si affrontino discese impegnative. Comunque, la one pedal drive è talmente piaciuta da essere diventata una funzione attivabile, per esempio, sulle Tesla, ma anche sulla nuova Fiat 500 elettrica. In questo caso l’effetto è aumentato ad arte da software di bordo e centraline assortite.

Resta però un dettaglio che per i puristi della guida è una vera spina nel fianco: le elettriche sono delle monomarcia. E se è vero che possono arrivare anche fino a 20 mila giri sempre con il massimo della coppia disponibile, è altrettanto vero che guidare un Ciaone, nel senso del leggendario ciclomotore della Piaggio con il cambio a variazione continua, non è proprio entusiasmante. Ecco perché la specialista dei cambi ZF, l’azienda per intenderci che equipaggia anche le Porsche più cattive, ha presentato una trasmissione a due rapporti studiata proprio a misura delle elettriche. Piacere della guida a parte, questa soluzione permette di ridurre i giri del motore quando lo si mette alla frusta evitando surriscaldamenti e, soprattutto, migliorando in un colpo solo le prestazioni e l’autonomia. Sembra il classico uovo di Colombo, ma in realtà è una complicazione non da poco che obbliga a prevedere una frizione e un complesso sistema basato su ingranaggi epicicloidali.

Quindi per il momento le elettriche che cambiano sono pochissime ma, tanto per dare un’idea, con il nuovo dispositivo la Porsche Taycan Turbo S riesce ad accelerare da zero a 100 all’ora nel soffio di 2,8 secondi. Anche Bosch vuole dire la sua e con la sua versione dell’elettrico con le marce ha migliorato nettamente le prestazioni di una Volkswagen e-Golf, che ha incrementato del 3% l’accelerazione e del 13% la ripresa nella classica prova che misura la performance da 80 a 120 chilometri orari. In più la velocità massima è cresciuta dell’11% e l’autonomia si è incrementata. E chi pensasse che si tratti di fieno alla greppia degli elettro-smanettoni sbaglierebbe di grosso: con le marce la potenza di quella Golf, a parità di prestazioni, potrebbe essere ridotta del 30%, come dire meno batterie, meno materie prime e, ovviamente, un minore impatto ambientale.

Ma torniamo a chi va a benzina o a gasolio e sceglie comunque di appaltare le cambiate. Per i neofiti vale la pena di ricordare un paio di regole inderogabili. La prima consiste nel divieto assoluto di frenare con il piede sinistro. La tentazione viene, è vero, ma la sensibilità del mancino non è allenata, a meno che non si sia un professionista del volante. Il rischio? Chi da ragazzo ha provato a incrociare le mani sul manubrio della bicicletta ed è finito per terra si può fare un’idea molto chiara: se le ruote anziché due sono quattro non si cade, ma si frena inconsapevolmente con la foga e la furia di un Lewis Hamilton quando arriva alla prima chicane a Monza, con il risultato di rischiare seriamente di essere tamponati. Un altro errore molto diffuso è quello commesso da chi, volendo risparmiare benzina, gasolio ma anche elettricità affronta le discese in folle. I consumi quasi non se ne accorgono ma i freni sì, senza contare che l’effetto decelerante del motore scende a quota zero.

Se a questo punto restate fieramente nella schiera dei no-automatic e sognate di guidare una monoposto manuale nel gran premio di Monaco agendo per quasi 4 mila volte sulla leva che usavano Jim Clark e Ayrton Senna, forse è meglio puntare su una vettura con qualche decennio sul groppone. I membri di un forum rintracciabile su internet a questo proposito non hanno dubbi: in questo campo il massimo è la vecchia Fiat 500 che per essere venduta a prezzi popolari risparmiava su tutto, sincronizzatore del cambio compreso. Quindi per non incorrere in imbarazzanti grattate sono obbligatorie le doppiette, virtuosismi ormai in disuso che un tempo segnavano lo spartiacque tra chi guidava bene e chi lo faceva con il cappello in testa. Ma, si sa, technology must go on. Quindi tutte le diavolerie applicate ai cambi devono essere le benvenute. Provate a parlarne con un pilota di Formula 1 dei tempi del manuale: a Montecarlo dopo quelle 4 mila cambiate tornava in albergo con il guanto destro a brandelli e le piaghe sul palmo della mano… (

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