«Sono ancora innamorata dei miei personaggi, sono come dei cari vecchi amici e penso di avere da parte ancora qualche crimine raccapricciante in cui farli incappare». È quanto Camilla Läckberg dichiarava appena un anno e mezzo fa a Business People in merito al suo rapporto con i personaggi di Erika Falck e Patrik Hedström, protagonisti della serie crime che le ha fatto guadagnare il titolo di regina del crimine. Eppure, non molto tempo dopo ecco arrivare in libreria La gabbia dorata (Marsilio), il romanzo di debutto di una nuova protagonista che aspira a dare il via a un’altra serie di grande successo. Lei è Faye e, apparentemente, ha tutto: un marito di successo, una splendida figlia, un bell’appartamento a Stoccolma. Inutile dire che, in realtà, la sua vita nasconde crepe profonde: è fragile, ha una bassa autostima e deve fare i conti con i segreti di un passato terribile che sperava di aver seppellito a Fjällbacka, l’isola natale lasciata da ragazza. In più il marito non solo la umilia costantemente, ma si fa pure trovare a letto con una collega e, una volta scoperto, chiede il divorzio lasciandola senza un soldo. Cadere in depressione sarebbe l’esito scontato per chiunque, ma non per un personaggio della Läckberg: per Faye questa è la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, la spinge a reagire e a far confluire la sua rabbia in un preciso piano di vendetta.
Il giallo è come sempre coinvolgente e ben costruito e la nuova complessa protagonista (che l’autrice “sfrutta” per dire la sua sull’attualità e, nello specifico, la condizione femminile) funziona. Ma se non ci sorprende che dopo dieci romanzi dedicati agli stessi personaggi la Läckberg abbia sentito il bisogno di cimentarsi con qualcosa di nuovo, non si sorprenda nemmeno lei se qualche inguaribile nostalgico sentirà la mancanza degli amatissimi protagonisti di sempre.
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