Derby Inter-Milan: ma davvero Allegri vale più di Spalletti?

Il derby di Milano consegna all'Inter il secondo posto e trasforma la partita del San Paolo contro il Napoli nel primo incrocio verità per lo scudetto. In attesa che la Juve si ritrovi

Ma davvero Luciano Spalletti con la sua Inter vale più di Massimiliano Allegri, principale imputato – come al solito – delle difficoltà della Juve? Sembra essere questo il decreto del derby di Milano di ieri sera: il 3-2 dei nerazzurri sul Milan, costruito e sancito da Mauro Icardi con una tripletta, manda l’Inter al secondo posto solitario. Due i punti in meno del Napoli, prossimo avversario al San Paolo sabato sera in quello che potrebbe diventare già il primo snodo decisivo per lo scudetto.

Derby di Milano, l’Inter vale più della Juve?

Certo, poi c’è la Juventus. Le difficoltà emerse contro l’Atalanta sono diventare dubbi veri e propri contro la Lazio. I biancocelesti avevano battuto la Signora in Supercoppa italiana e si sono concessi il bis grazie al solito Immobile. Il rigore sbagliato da Paulo Dybala ha fatto il resto ma avrebbe solo oscurato una parte del problema.

Allegri è in difficoltà: la rottura con Leonardo Bonucci ha privato la difesa bianconera delle sue certezze, proprio mentre i compagni di una vita iniziano ad accusare un po’ l’età (e anche Leo è irriconoscibile al Milan. La Juve è diventata così Dybala dipendente, appena agli umori della Joya. Dopo un inizio sprint, l’argentino ha iniziato a soffrire i paragoni con Messi e ha perso la serenità. Mentre Higuain ancora non riesce a ritrovare se stesso. Ad Allegri è riuscito tante volte di trovare il bandolo della matassa, ma stavolta sarà più complicato.

Spalletti invece sembra accompagnato all’Inter dal tocco magico oltre che da una buona dose di fortuna. Ha perso Joao Mario e ha azzeccato, almeno nel primo tempo, l’accoppiata Vecino-Gagliardini. Ha chiesto un lavoro speciale a Candreva e ne ha ricavato due spunti decisivi. La difesa regge, nonostante tutto (due gol e un palo ieri), e Icardi è finalmente libero di esprimere il suo potenziale offensivo invece di essere costretto in contorni tattici superflui per il suo talento. Il risultato? Sono 22 punti in 8 giornate, chi l’avrebbe mai detto.

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