Auto nella Rete

Complice la digitalizzazione forzata da lockdown, gli italiani sono sempre più propensi ad acquistare online persino le quattro ruote. Case produttrici e concessionari sono avvisati

Correva l’anno 1999 e la Fiat si gettava a capofitto in un business nuovo di zecca targato internet. Protagonista la Barchetta Web, spider in tiratura speciale disponibile solo in rete e personalizzabile in mille modi. La leggenda metropolitana dice che ne abbiano vendute due, sicuramente saranno state di più ma l’esperimento si rivelò un flop e, forse, chi se l’era inventato ha passato brutti momenti quando si è trattato di tirare le somme dell’operazione. Che aveva un unico difetto: essere troppo avanti rispetto ai suoi tempi. Oggi, invece, dopo la spallata inferta dal lockdown, che ha fatto scoprire agli italiani il mondo digitale, un sondaggio di Carnext.com, sito specializzato nella vendita online di auto, sancisce che un terzo degli intervistati è più propenso a comprare le sue quattro ruote in Rete rispetto a prima della pandemia. Siamo, insomma, nella scia di quanto sta accadendo nel più grande mercato dei motori al mondo, la Cina, dove secondo quanto scrive Michael Dunne su Automobile News «ormai marca e modello si scelgono su Internet, che si rivela anche il mezzo perfetto per contattare più rivenditori e valutare quale sia quello che offre le condizioni migliori». Non resta che pagare con l’home banking e il gioco è fatto, l’oggetto del desiderio viene consegnato a domicilio opportunamente sanificato e spesso le chiavi arrivano trasportate da un drone.

Per i concessionari, quindi, ci sono una notizia pessima e una buona. La prima consiste nel fatto che quelli più piccoli, abituati a fondare il business sui rapporti personali, rischiano un periodo di vacche magrissime; la seconda è rappresentata dalla possibilità di far lavorare la fantasia. Come? Ecco un esempio, tratto sempre dall’esperienza cinese:Tesla si è immunizzata dalla crisi chiedendo ai potenziali clienti di provare un’auto che troveranno parcheggiata e sanificata nel posto che scelgono. Arrivi, vedi la cocca di Elon Musk, viene aperta da remoto e la puoi provare. Se non ti piace, la lasci dove l’hai trovata e poi qualcuno verrà a riprenderla, ma pare che nella stragrande maggioranza dei casi il finale sia lieto: da febbraio Tesla macina numeri da record e, in un periodo in cui le vendite di auto elettriche sono colate a picco, ha fatto segnare incrementi pirotecnici. L’esempio fa capire con chiarezza che i tempi in cui il venditore stava seduto alla sua scrivania ad aspettare sono finiti e si deve aguzzare l’ingegno. Come ha fatto Renault, che in sole tre settimane ha messo in piedi un sistema basato sul fatto che il cliente, dopo aver individuato il modello sul sito della Casa francese, può avviare una videochiamata con un venditore di una delle concessionarie che aderiscono all’iniziativa. A questo punto chi vende fa il suo mestiere, mostrando sullo smartphone dotazioni e accessori fino a formulare un preventivo e inviare un contratto che può essere firmato in via digitale e rispedito al mittente con una mail. Quando, poi, arriva il momento del primo tagliando si accede direttamente all’agenda dell’officina autorizzata e si fissa un appuntamento. La macchina si lascia in un parcheggio per evitare qualsiasi contatto ravvicinato, le chiavi si mettono in una scatola con lucchetto numerico e si riparte su una delle Zoe elettriche usate come vetture di cortesia. Volendo, si possono monitorare i lavori ricevendo dei video e si paga il conto per via telematica.

Adattarsi alla nuova realtà significa potersi spartire una torta decisamente succulenta: Carnext.com rivela che l’89% degli italiani intervistati preferisce mettersi al volante piuttosto che utilizzare i mezzi pubblici, mentre l’85% dice che attualmente anche sulle distanze medio-lunghe è meglio guidare e non affidarsi a una linea aerea. Sempre a proposito di percentuali, la quota di chi non ha alcun pregiudizio nei confronti di un acquisto online si attesta al 64%. Attenzione, però: anche per il mondo dei motori la rete è piena di trappole. Come evitarle? Affidandosi ai siti giusti, come Automobile.it o DriveK, che mettono direttamente in contatto con le concessionarie, tagliando fuori il sottobosco di offerte che proliferano nel Web; o Sicurauto o MiaCar, primo e-commerce di auto km zero in pronta consegna dai concessionari ufficiali italiani. Un sottobosco che diventa ancor più irto di rovi quando ci si addentra nel mercato dell’usato. In questo caso le regole inderogabili da seguire sono due. La prima prevede che l’aspirante compratore controllari nel Registro delle imprese o alla Camera di commercio della zona che chi vende sia un commerciante di auto e non un pinco pallino qualunque. Se, invece, si ha a che fare con un privato entra in scena la seconda precauzione che consiste nella scelta della modalità di pagamento. La rivista Al Volante su questo fronte è categorica: mai pagare in contanti o con qualche sistema di trasferimento di denaro e puntare su un bonifico bancario, che risulta sempre tracciabile. La causale dovrà riportare la frase «saldo veicolo», seguita dai numeri di targa e di telaio, e la dicitura «salvo diritto di recesso». In questo modo la banca verserà al venditore i soldi solo dopo i 14 giorni nei quali è ammesso il ripensamento da parte del compratore. Un discorso a parte, infine, per il mercato delle auto d’epoca, un campo minato in cui è facile lasciarci le penne del conto in banca. I siti più cliccati mettono a disposizione la loro bacheca, ma non si assumono nessuna responsabilità e, solo per fare un esempio, è capitato di trovare una Porsche 924, starlette degli anni 80, con in bella evidenza tra gli accessori il servosterzo, il climatizzatore e perfino il catalizzatore, tutti dispositivi che a Stoccarda non si sono mai sognati di applicare a quel modello. Dettagli che fotografano un mondo troppo spesso abborracciato e in mano a improvvisatori degni di un film di Totò. Che però diventano serissimi al momento di fissare i prezzi: una Fiat 600 D Multipla in condizioni perfette è quotata dagli esperti tra i 18 e i 22 mila euro, ma su un noto sito di recente ce n’erano due, rispettivamente a 32 e 38 mila euro. Sono cifre trattabili, ovvio, ma andreste a mangiare in una trattoria che chiede 40 euro online per una carbonara, sia pure negoziabili?

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