Griffe su quattro ruote

Grandi o piccole non importa, sempre più spesso sfrecciano sulle strade vetture nate dalla collaborazione tra le case produttrici e le firme del fashion business

Il mondo della moda e quello dell’automobile sono ormai parenti stretti. Merito di una serie di matrimoni celebrati sull’altare del marketing per dar vita a collaborazioni che a volte ballano commercialmente per una sola estate ma, in altri casi, si rivelano assai concrete e durevoli, trasformando le strade del mondo in passerelle e le auto più giuste in modelle. Che cosa ci guadagnino le griffe è ovvio, tanta pubblicità e ricche commesse, ma anche gli automobilisti hanno il loro tornaconto sotto forma dell’ineguagliabile gratificazione che gli amanti delle belle auto provano nel guidare un modello che sia il più possibile esclusivo. Prendete i pochi fortunati che si aggiudicheranno i volanti delle Maserati Quattroporte firmate da Ermenegildo Zegna e avranno il privilegio di viaggiare avvolti da nuove cromie dai toni classici del moka e del greige, colore che va fortissimo nell’architettura d’interni nato dalla fusione tra marrone e grigio, e da un’esclusiva seta naturale nappata… Manca solo il tocco finale, ovvero un total look Zegna (gli allestimenti della Quattroporte si ispirano alle collezioni maschili dell’azienda piemontese) e il gioco è fatto. La Maserati ha stoffaGiocare con il Tridente di casa Maserati non è da tutti, ovvio. Per fortuna si può optare anche per il prêt à porter automobilistico, magari sotto le sinuose forme della Fiat 500 Gucci. L’abito, ovvero la carrozzeria, ha riflessi perlati e può essere in bianco o in nero: una scelta radicale che, nel caso della tinta della notte, si concretizza in una maggiore vocazione sportiva, sottolineata da dettagli cromati e dagli interni full white. Se, invece, si punta sul bianco prevale una sobria eleganza, rimarcata dalla satinatura delle cromature e dagli interni in nero e avorio. Tra i tocchi di stile della 500 in versione modaiola i cerchi retrò con le razze diamantate, i coprimozzi con il marchio Gucci nello stesso colore della carrozzeria, le finiture in velluto sul pannello della radio e i loghi della Maison scritti in corsivo sul portellone e sui montanti delle porte. Alla 500 che segue il trend risponde dalla Francia Citroën, che in passato ha affidato la sua C3 Pluriel all’italianissimo duo Dolce & Gabbana. Che, come da copione, ha deciso di andare sopra le righe. Stabilito che per gli esterni si può scegliere tra il grigio e il nero, la loro creazione è un trionfo di cromature sia dentro sia fuori, mentre sedili e pannelli delle portiere sono rivestiti in pelle color argento, come l’orlo dei tappetini e lo sportello del cassetto portaoggetti. Ma chi si identificava nello stile targato D&G non poteva lasciarsi sfuggire l’optional dei marchietti della casa tempestati di cristalli Swarovski: siamo o non siamo nella società dell’apparire? E se la francesina disegnata dalla coppia di stilisti milanesi pareva troppo vistosa, nessun problema: la C3 esiste anche in versione Pinko, con pannelli delle porte dall’effetto cielo stellato e profili della plancia, del cruscotto e del pomello del cambio dall’effetto-oro. Per questa vettura una sola controindicazione: Pinko è un marchio prettamente femminile e un uomo al volante della Citroën che ne porta la firma rischia di risultare fuori luogo come se indossasse la minigonna. Vietata agli uomini è stata anche la Renault Twingo Miss Sixty (marchio fondato nel 1991 a Roma da Wicky Hassan e Renato Rossi), se non altro perché sfoggia una livrea rosa bohème. Un via libera unisex, invece, per la Peugeot 107 pensata nell’atelier di Sweet Years, la casa di moda creata nei primi anni Duemila da Christian Vieri e Paolo Maldini. L’auto fu un successone, la griffe un po’ meno, ma tant’è: non sempre gli sposalizi tra le forbici e le quattro ruote si rivelano fecondi e duraturi. Cos’è rimasto degli anni ‘80Sempre efficaci, invece, sono le scorribande in campo automobilistico delle case produttrici di accessori di ogni genere. Partendo dagli orologi, gli unici gioielli (insieme ai gemelli) che un uomo degno di questa qualifica può permettersi di indossare: Breitling, maison svizzera nota per aver servito i polsi di generazioni di aviatori, ha creato il segnatempo che scandisce i viaggi di chi guida una Bentley, mentre le ore, i minuti e i secondi di chi viaggia su una Cadillac roadster/coupé Xlr o su un Suv Escalade fino al 2006 battevano al ritmo esclusivo di casa Bulgari. E, a dimostrazione del fatto che queste simbiosi funzionano davvero, c’è un aneddoto raccontato spesso dai top manager della gioielleria italiana: a forza di avere nel campo visivo la scritta Bulgari sopra la strumentazione, il guidatore di una Xlr vide l’insegna di un negozio in Michigan avenue a Chicago, inchiodò, entrò e uscì solo dopo aver speso la bellezza di 25 mila dollari in gioielli per la moglie.Generosi si sono rivelati anche gli iscritti al ristrettissimo club dei proprietari di una Lamborghini Murciélago Lp 640 Versace, e non solo per l’ovvio motivo dell’entità dell’assegno che hanno dovuto firmare per avere le chiavi della vettura. La tinta della carrozzeria è bianco pastello, sulla parte inferiore delle portiere spicca la classica greca Versace e gli interni furono completamente rinnovati, con sedili foderati di pelle bianca e nera e il rivestimento del cruscotto, delle portiere e della consolle centrale di nappa pieno fiore lavorata con il tipico motivo, ricamato a mano, della griffe. Senza contare il set di valigie e del porta-abiti personalizzati, la cui quotazione farebbe budget (annuale) in molte famiglie di ciò che resta della middle class. I seguaci della setta delle ipercar potrebbero però obiettare che su auto come queste un set di valigie personalizzato non è un vezzo, ma una necessità. Provate, per esempio, a caricare normali bagagli su una Ferrari. Se il simbolo della casa di Maranello è un cavallino rampante e non un mulo c’è un motivo ben preciso, queste sono vetture nate per correre e il trasporto delle cose è piazzato negli ultimissimi posti dei pensieri dei progettisti. Come fare, allora, per potersi portar dietro almeno quello che serve per un romantico weekend a due? Semplice. Si mette mano al portafoglio e si fa una visita all’atelier Schedoni, a Modena. Lì c’è un set di valigie disegnato a misura di ciascuna Ferrari, dalla F12 Berlinetta alla California, passando per le 458 coupé e spider, e si trovano contenitori realizzati nella più raffinata delle pelli in forme compatibili con i vani di bordo. A proposito di pelle, cresce il numero dei cultori di quella proposta da Poltrona Frau. L’azienda italiana ha una passione per tutti i mezzi che viaggiano veloce e, per esempio, ha fatto la pelle ai treni ad alta velocità, agli yacht dei cantieri Ferretti e Pershing e agli aerei della Singapore Airlines. Ma ama anche il mondo delle quattro ruote e collabora con Ferrari, Maserati, Alfa Romeo, Bmw e Fiat. Volete mettere quanto è di moda poter raccontare agli amici di avere viaggiato accomodati su un sedile made in Tolentino?

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