Cantina Cavazza: radici storiche, nuovi orizzonti

Da quasi un secolo questa famiglia coltiva un forte legame con il territorio, perseguendo un’innovazione continua in nome della qualità. Una ricetta alla base del successo dell’omonima cantina che, dopo la presentazione di una nuova identità visiva, debutta ora con un listino interamente dedicato alle vecchie annate

Cantina Cavazza: radici storiche, nuovi orizzontiLa quarta generazione della famiglia Cavazza in azienda è composta dai cugini Elisa, Stefano, Andrea e Mattia

Alla vigilia del suo centenario, Cantina Cavazza è un’azienda che mantiene ancora saldo il legame con la terra che ha contraddistinto tutta la sua storia, pur proponendosi come una realtà innovativa del vino che guarda al futuro con competenze tecniche, autentica passione e costante ricerca verso la qualità. I cugini Elisa, Stefano, Andrea e Mattia Cavazza – rispettivamente responsabile mercato estero, mercato Italia, amministrativo e area enologica – rappresentano, infatti, la quarta generazione di una famiglia che ha forti radici nella tradizione vitivinicola e culturale del proprio territorio, che affondano prima a Gambellara, per poi evolvere sui Colli Berici, in provincia di Vicenza.

Due aree fuori dal cerchio delle grandi denominazioni, ma storicamente vocate alla produzione di vino di qualità, completamente differenti dal punto di vista del microclima e del terroir: la prima, di origine vulcanica, è contraddistinta da terreni principalmente basaltici, che riflettono un’impronta minerale ai vini; la seconda ha, invece, origine marina e suolo di roccia calcarea e argilla rossa.

Dal 1928, una generazione ha passato all’altra un testimone fatto di sapere contadino, di tensione verso una crescita continua, quella lenta e costante di chi vuole fare bene le cose. «La caratteristica più importante della nostra azienda è che il vino che proponiamo è prodotto esclusivamente tramite vigne di nostra proprietà e coltivate da noi», sottolinea Stefano Cavazza. «Ci crediamo molto perché, come era solito dire mio nonno, la qualità si fa in pianta: in sostanza, serve uva di qualità per produrre vino di qualità. Ecco perché ci impegniamo per avere un controllo diretto fin dall’origine, che poi si trasmette lungo tutta la filiera».

Ed è proprio nel segno della qualità che l’azienda sta lavorando da diversi anni: dal rinnovamento degli impianti in vigna, al miglioramento tecnologico, all’allungamento dei tempi di affinamento, la ricerca non si è mai fermata, concentrandosi anche sul tema ormai imprescindibile della sostenibilità, che ha portato, tra le altre cose, all’ottenimento della certificazione Sqnpi (Sistema di qualità nazionale produzione integrata), riconosciuta dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Un percorso che è culminato, nel 2024, con la presentazione di una nuova identità visiva, che rinnova l’immagine della cantina richiamando però il suo heritage quasi centenario.

«Siamo estremamente orgogliosi della tradizione che portiamo avanti», spiega Stefano Cavazza. «Per questo abbiamo deciso di raccontarla in maniera più incisiva attraverso un forte rinnovamento d’immagine». Un’evoluzione che ha portato a un importante progetto di rebranding che coinvolge il logo, i canali di comunicazione e il packaging, con l’intento di dar luce a quelli che sono i valori fondanti dell’azienda.

Ma le novità non finiscono qui. Quest’anno, infatti, la cantina di Montebello Vicentino ha inaugurato il periodo delle grandi fiere del mondo del vino presentando per la prima volta un listino interamente dedicato alle vecchie annate dei suoi vini dei Colli Berici. Durante gli appuntamenti di Taste (Firenze 8-10 febbraio), Wine Paris (Parigi 10-12 febbraio), Eurovino (Karlsruhe 9-10 marzo) e ProWein (Düsseldorf 16-18 marzo), così come a Vinitaly (Verona 6-9 aprile), ha presentato il lavoro di archiviazione svolto e condiviso la sua visione sull’invecchiamento dei vini come una sfida e un’opportunità per valorizzare il territorio e i suoi prodotti enologici. Un progetto ambizioso, che sfida le pratiche convenzionalmente in uso tra i produttori della zona dei Colli Berici e ha preso vita già con la terza generazione – quando Giovanni, Luigi, Giancarlo e Francesco hanno iniziato a conservare le annate più vecchie – ma che solo oggi è stato finalmente possibile presentare al pubblico.

«Le nostre origini sono strettamente legate alle colline vulcaniche di Gambellara, alla Garganega e, quindi, ai vini bianchi», osserva Stefano Cavazza. «Ma già nel 1987, con l’acquisizione di Tenuta La Cicogna sui Colli Berici, ci siamo aperti alla produzione di vini rossi di qualità. Nel tempo ci siamo resi conto che sono vini che si prestano anche a lunghi affinamenti e da qui è nata, poco a poco, la nostra “cantina storica”. Oggi siamo lieti di poterla condividere con professionisti e appassionati, permettendo loro di scoprire e riscoprire le potenzialità non solo dei nostri vini, ma più in generale di questo territorio».

Una vista dall’alto di Tenuta La Cicogna, nei Colli Berici

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