I vini spagnoli stanno vivendo un momento particolarmente felice, caratterizzato dalla riscoperta di vitigni autoctoni, territori unici e metodi di vinificazione tradizionali rivisitati in chiave moderna. Un approccio in sintonia con i gusti dei nuovi appassionati, in cerca di “naturalità”, storie da raccontare e vini meno carichi di un tempo.
Dalle bollicine dei Paesi Baschi ai bianchi di Jerez
Pensiamo all’originale spumante metodo classico Izar-Leku 2019 di Artadi, dai Paesi Baschi, ottenuto da uve hondarribi zuri e hondarribi beltza, che sosta 34 mesi sui lieviti e si distingue per le sue note definite di agrumi, unite a un tocco salino tipico dell’Atlantico.
Altro esempio è O Gran Meín 2019 di Viña Meín dalla Galizia interna (dal 2019 passata al gruppo Carraovejas), un blend di uve autoctone su suoli granitici decomposti.
Una zona da segnalare è l’Andalusia: ora che le tipologie storiche di sherry ad alta gradazione non sono adatte al mercato, nascono vini come quello di Bodega La Riva Macharnudo Alto Viña. Qui è proprio un ex produttore di sherry, El Notario, che cerca di fare vini basati sul terroir. Questo bianco da uve palomino fino è affascinante e complesso, in grado di ridefinire il potenziale dei bianchi di Jerez con la sua acidità tambureggiante e sorprendente.
Le isole: Tenerife e Maiorca protagoniste
Nel comparto dei rossi, un bel fermento arriva dalle isole. A partire da Tenerife con il progetto Envinate, un team di enologi che fa rinascere vecchie vigne. Lì il Táganan tinto è una superstar dei vini naturali, che racconta l’altra faccia dell’isola, quella del nord. A La Corujera nasce un blend di negramoll (48%), listán negro (50%) e listán blanco (2%), coltivate in vigneti estremi a ridosso dell’Atlantico. Nel calice troviamo aromi di agrumi, fiori e note affumicate, e un carattere vulcanico inconfondibile, con note di sottobosco, macchia mediterranea e un tocco vegetale di peperone.
Infine torniamo su un’isola, stavolta Maiorca, con il Gorgollassa des Monjos 2022 di Mesquida Mora: singolare, fresco e dai tannini delicati, con note di frutti rossi, spezie e un sottofondo mediterraneo.
I rossi del continente: dalla Galizia all’Aragona
Nel Bierzo troviamo Descendientes de J. Palacios con il Corullón Vino de Villa 2022, da uve mencia e godello, vecchie vigne su scisto ben preservate. Al naso, frutta di bosco, sedano, mirto, more di rovo e rabarbaro. In bocca, grande acidità, tannino di grana fine e un’espressività notevole.
Nell’Aragona, finora poco rinomata per la qualità, spicca La Cerqueta 2021 di Bodegas Frontonio, un’interpretazione intrigante della garnacha a opera di Fernando Mora. Da vecchie vigne di 75 anni a 630 metri di altitudine, su suoli di ardesia blu e grigia nella Sierra de Algairén (Saragozza), nasce un vino che si distingue per profondità e freschezza, con profumi di frutti rossi, erbe mediterranee e spezie, con una texture gustativa precisa ed elegante.
Nella Jumilla (Murcia) assaggiamo Los Yesares 2022 di Bodegas Cerrón, un rosso duro e sfrontato, saporito e minerale, da uve monastrell (94%), moravia agria (5%) e altre varietà (1%), coltivate in biodinamica a piede franco in mezzo a una foresta mediterranea. Un vino croccante, aromatico, mentolato e balsamico.
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