È difficile descrivere cosa significhi, per un giocatore di golf, vincere l’Open Championship, o più semplicemente The Open, la gara per antonomasia, quello che si gioca nelle terre dove il golf è nato. Potremmo forse fare un confronto con le sensazioni del calciatore che si trovi a segnare i due gol vincenti nella finale di Champions League, o del discesista che vince a Kitzbuhel sulla mitica Streif. Momenti unici, sintesi di una carriera sportiva che in occasioni come queste si completa o apre definitivamente le porte del successo per chi ne è protagonista.
Come tutti gli anni, questo mese si è disputata una delle gare di golf più importanti del circuito mondiale, il più antico dei quattro Major, che si gioca dal 1860 sui links di Scozia e Inghilterra. L’appuntamento è dal 17 al 20 luglio a Liverpool (ma è possibile assistere agli allenamenti già dal 13). In occasione di uno degli eventi sportivi più sentiti dell’intera stagione, vi proponiamo un percorso tra curiosità, un po’ di storia e qualche informazione riguardante The Open.
I Major Championship |
I “Major” sono i quattro tornei golfistici più importanti, in grado di dare una svolta alla carriera di chi ne vinca uno e di far entrare nell’Olimpo del golf chi riesca a ripetersi: sono il Masters (1° edizione nel 1934), lo Us Open (1895), l’Open Championship (1860), il PGA Championsip (1916). L’Open Championship è l’unico non giocato negli Usa, mentre il Masters è l’unico disputato sempre sullo stesso percorso, quello di Augusta, in Georgia. Prima della nascita del Masters, quando il golf era ancora prevalentemente dilettantistico, i Major erano l’Open Championship, l’Amateur Championship (il campionato britannico per dilettanti), lo U.S. Open e lo U.S. Amateur (il campionato per dilettanti statunitense). Solo dopo la prima edizione del Masters e la trasformazione del golf in sport professionistico i quattro Major sono diventati gli attuali. |
FORSE NON TUTTI SANNO… L’Open Championship, che vide le prime 12 edizioni disputate sullo stesso percorso di Prestwick, in Scozia (ora non più sede del torneo), prevede oggi una rotazione di nove campi che a turno, ma senza regolarità, ospitano la manifestazione: in Scozia St. Andrews Old Course, Carnoustie, Muirfield, Westin Turnberry, Royal Troon; in Inghilterra Royal St. George’s, Royal Birkdale, Royal Litham & St. Annes, Royal Liverpool. La prima volta non su un campo scozzese fu nel 1894, 34 anni dopo la prima edizione, giocata al Royal St. Georges a Sandwick, in Inghilterra.
IL CAMPO Quest’anno il teatro della competizione è il Royal Liverpool Golf Club Hoylake (in foto a sinistra), par 72 di ca. 6.500 metri, percorso con un’origine particolare, essendo stato costruito su un percorso adibito alle corse dei cavalli, con cui ha convissuto nei primi anni della sua storia. È il secondo più vecchio links inglese ed è su questo campo che Bobby Jones vinse l’edizione del 1930, seconda tappa del suo storico e ineguagliato Grande Slam.
Il Grande Slam |
Con questa espressione, mutuata dal gioco del bridge, si indica la conquista di tutti e quattro i Major da parte di un giocatore nell’arco della stessa stagione. Coniata ai tempi di Bobby Jones, ne celebrò il poker di successi del 1930, unico caso nella storia del golf. La versione moderna è, invece, legata ad Arnold Palmer che nel 1960 indicò i quattro Major attuali come componenti del Grande Slam che, di fatto, nessuno ha mai realizzato: si è avvicinato all’impresa Tiger Woods capace di vincerli tutti consecutivamente tra il 2000 (3) e il 2001 (1) ma non nello stesso anno solare. |
COSA SI VINCE Per qualcuno sarebbe sufficiente la gloria e, in effetti, l’atmosfera e il prestigio di una vittoria là dove il golf ebbe inizio possono rappresentare da soli il più ambito dei riconoscimenti. E, in un certo modo, questi elementi e valori sono racchiusi nella “Claret Jug”, la mitica coppa che incarna, come pochi altri simboli nello sport, il sogno di chi conquista la vittoria.Ma, siccome ai giorni nostri più che mai, il golf è anche una delle discipline in cui il professionismo si esprime ai massimi livelli, la componente economica gioca un ruolo determinante anche all’Open Championship, il cui il montepremi ha quasi raggiunto il milione di sterline.
L’evoluzione economicaLe “tappe”, in sterline, del primo premio dagli inizi ai giorni nostri… In origine non erano previsti compensi in denaro |
LA CLARET JUG È il premio (in argento) che viene assegnato al vincitore (insieme a una medaglia d’oro). Il suo nome corretto è in realtà Golf Champion Trophy e, benché non sia quello attribuito nelle prime edizioni, è il trofeo di golf più vecchio in assoluto. A meritarle il soprannome è stata la forma caratteristica, che ricorda una tipica brocca o caraffa (jug in inglese) per il “claret”, vino rosso secco pregiato prodotto nella regione di Bordeaux che, già negli anni che videro la nascita dell’Open Championship, era molto apprezzato anche tra la Scozia e l’InghilterraTra il 1860 e il 1870 il giocatore vincente riceveva invece la Challenge Belt, una cintura di pregiata pelle del Marocco, con fibbia in argento e diversi emblemi. Per dispute in seno agli organi che governavano il golf in quegli anni, anche legate alla scelta del nuovo trofeo (con la sua terza vittoria, Tom Morris jr. si era aggiudicato definitivamente la Challenge Belt), nel 1871 l’Open non venne disputato. La Claret Jug, il premio prescelto, non fu disponibile in tempo utile per l’edizione del 1872 e il vincitore, di nuovo Tom Morris jr, ricevette solo una medaglia (successivamente, però, il suo nome venne inciso come primo campione sul trofeo). Il primo a ricevere la Claret Jug fu così, nel 1873, Tom Kidd.
…E LA SILVER MEDAL Quando si parla di gare “open” ci si riferisce a competizioni aperte anche ai giocatori non professionisti. Ecco, quindi, che dal 1949 l’Amateur che riesce a piazzarsi al miglior posto in classifica si aggiudica la medaglia d’argento ed è insignito del riconoscimento di Golf Champion Trophy – First Amateur.
LA FORMULA DI GARA Se la formula è il classico stroke play con cui i 156 giocatori si confronteranno nei primi due giorni – giovedì e venerdì – per puntare a passare il taglio (i primi 70 e i pari merito al 70° posto). Particolare è il sistema adottato in caso di risultato di parità dopo le 72 buche: per decretare il vincitore dell‘Open verrà giocato un play off su quattro buche che si aggiudicherà chi le avrà completate nel minor numero di colpi. In caso di ulteriore parità, verrà giocata la buca 18 fino a che un contendente non risulterà il vincitore.
LA GARA SULLO SMARTPHONEAnche se icona di una delle più forti e storiche tradizioni britanniche, l’Open non rimane certo indietro per quanto riguarda l’evoluzione tecnologica per consentire agli appassionati di seguire ogni momento curiosità e aggiornamenti. Nei giorni di gara, infatti, per i fortunati spettatori che dal vivo potranno seguire le prodezze dei campioni, sarà a disposizione un network Wi-Fi gratuito con accesso all’App dell’Open, scaricabile dal sito Apps.
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