«Un ritratto agghiacciante del nostro tempo, ora straziante, ora cupamente umoristico, raccontato con una tensione irrefrenabile dal più grande cronista della nostra epoca». Così viene presentato il 27esimo romanzo dell’inarrestabile John Le Carré, La spia corre sul campo. In effetti, i big politici della nostra epoca ci sono tutti: dal chiacchierato e odiato presidente statunitense Donald Trump alla perennemente rimandata Brexit. Protagonista del libro è, infatti, un agente segreto che rientra in patria dopo anni di servizio all’estero per contrastare la minaccia dei russi, ma che si ritrova in una Gran Bretagna guidata da un governo «di in ma categoria» e un ministro degli esteri «ignorante come una capra». Insomma, non si sa nemmeno se ridere o piangere.
Ex agente del Secret Intelligence Service, autore di molti fra i più venduti romanzi di spionaggio, il britannico David John Moore Cornwell è noto al pubblico con lo pseudonimo di John le Carré. Dopo il grande successo arrivato nel 1963 con La spia che venna dal freddo, non ha mai smesso di sfornare best seller, dimostrando di saper trovare una nuova vena creativa anche dopo l’improvvisa ne della Guerra Fredda, che mise in crisi il genere delle spy story.
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