L’editoria italiana nel mercato statunitense ha due facce: una sorridente, perché i libri italiani sono tra i più tradotti, e una cupa, per l’esigua presenza dei nostri titoli nel vasto mercato Usa. È ciò che emerge dall’indagine L’editoria italiana negli Usa – Analisi e prospettive realizzata dall’Agenzia Ice (Istituto nazionale per il Commercio Estero) che sarà presentata a Roma venerdì 5 dicembre 2014 in occasione di Più libri Più liberi, fiera della piccola e media editoria.
DIETRO A FRANCIA, GERMANIA E SPAGNA. Dalla ricerca, anticipata dal Corriere della Sera, emerge che tra il 2012 e il 2014 negli Usa sono stati pubblicati 2.394 titoli di opere tradotte per la prima volta da 58 lingue straniere e provenienti da 103 diversi Paesi. La buona notizia è che l’editoria italiana è la quarta nella classifica dei titoli stranieri, in cui dominano i libri in lingua francese (1° posto), seguiti da quelli in tedesco (2°), in spagnolo (3°). La nota dolente, però è la “scarsa presenza” italiana: 174 libri italiani tradotti (in tre anni) contro i 539 libri francesi. La causa di questo gap, come evidenziato dal rapporto, può essere «la mancanza di finanziamenti adeguati a sostegno della letteratura italiana». La metà dei 174 libri italiani tradotti negli Usa sono romanzi, mentre il resto sono saggi (36%), poesia (8%) e testi per l’infanzia (6%).
PICCOLA E MEDIA EDITORIA. Le soluzioni per rafforzare negli Usa la presenza italiana nel settore delle traduzioni ci sono: « È necessario concentrare il marketing nei confronti dei key publisher che acquistano diritti d’autore dall’estero e che detengono quote elevate nel mercato editoriale Usa delle opere tradotte», evidenzia il presidente Ice, Riccardo M. Monti. L’altra idea, come suggerisce Monti, è puntare al potenziale e al dinamismo dei piccoli e medi editori, «un canale che ha grandi margini di miglioramento se si interviene sulla divulgazione di maggiori informazioni sull’offerta italiana nei confronti degli editori americani».
© Riproduzione riservata