Le Signore dell’Arte. A Palazzo Reale storie di donne tra 500 e 600

Ha aperto i battenti a Milano l’attesa mostra dedicata alle grandi pittrici di 500 e 600

Largo alle signore dell’arte, finalmente. Con quasi un anno di ritardo rispetto alla pianificazione iniziale, ha aperto a Palazzo Reale di Milano l’attesa mostra dedicata alle più grandi artiste vissute tra 500 e 600: Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Fede Galizia, Giovanna Garzoni e molte altre. Realizzata in collaborazione con Arthemisia e con il sostegno di Fondazione Bracco, Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra 500 e 600 presenta fino al 25 luglio le incredibili vite di 34 diverse pittrici, riscoperte attraverso 150 opere, a testimonianza di un’intensa vitalità creativa tutta al femminile.

Figlie, mogli, sorelle di pittori, a volte religiose, quasi sempre agguerrite nel mostrare il proprio talento: le protagoniste di questa esposizione, curata da Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, non solo sono dotate di una grandiosa abilità compositiva, ma hanno biografie da romanzo. La mostra, che si avvale di prestiti notevoli (dagli Uffizi al Museo di Capodimonte, dalla Pinacoteca di Brera alla Galleria Borghese), si concentra infatti sulle storie personali delle artiste e sul ruolo da loro rivestito nella società del tempo.

In sala ci sono interessanti scoperte per il grande pubblico: emergono storie come quella della nobile pittrice romana Claudia del Bufalo, di cui poco finora si sapeva, e tele esposte per la prima volta come la Pala della Madonna dell’Itria, realizzata da Sofonisba Anguissola, in Sicilia, nel 1578 e mai uscita dall’isola prima d’ora.

La punta di diamante dell’intera esposizione resta ovviamente Artemisia Gentileschi (1593-1654), cui anche la National Gallery di Londra ha dedicato lo scorso autunno una maestosa personale. Figlia di Orazio, pittore e padre-padrone, vittima di stupro da parte dell’artista Agostino Tassi da cui andava a bottega, mandò il suo aguzzino a processo, ma subì per questo una gogna pubblica. Indomita, superò tutto e con piglio imprenditoriale assurse, in contrasto con il genitore, ai ranghi più alti della professione, diventando pittrice richiesta nelle corti di mezza Europa. Alla reggia di Spagna lavorò molto un’altra arti-star dell’epoca, la cremonese Sofonisba Anguissola (1532-1625): a Palazzo Reale sono esposti alcuni suoi capolavori come la raffinata Partita a scacchi del 1555 e a lei la sua città natale dedicherà il prossimo anno una grande monografica. Se poi volessimo completare il podio delle più valenti artiste del periodo, dovremmo aggiungere la bolognese Lavinia Fontana (1552-1614): come Artemisia e Sofonisba era anch’ella figlia di un pittore e seppe conquistare con la sua sensuale tavolozza committenze importanti tra i diffidenti cardinali romani. Merito – va detto – anche del marito: pittore, ma più modesto di lei, comprese presto che era meglio per tutti che lui si ritagliasse il ruolo di assistente della lanciatissima moglie.

Articolo pubblicato su Business People, marzo 2021

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