I libri antichi custodiscono un fascino senza tempo. Conoscenza secolare, raffinatezza intellettuale, sapienza artigianale e un contenuto artistico che l’invenzione della stampa ha progressivamente cancellato. La loro veste contribuisce in maniera sostanziale a definirne le caratteristiche storiche e la provenienza, mettendo in luce il contesto sociale e culturale in cui il libro è nato e si è successivamente diffuso. Conoscere il mercato, apprezzare le caratteristiche peculiari di ciascun volume e preservare queste testimonianze dal tempo costituisce il modo migliore per tramandare il sapere a dispetto degli anni. E perché no, anche per fare buoni affari.
I libri antichi animano un mercato molto interessante. Manoscritti, lettere autografe, edizioni originali: i prezzi sono cresciuti a dismisura negli anni 80 e 90. Tanto per fare un esempio, tra il marzo 1977 e il giugno 2005 l’indice Dow Jones è salito del 1.190%. Nello stesso periodo, l’edizione originale (1637) de Il discorso sul metodo di Cartesio ha visto lievitare la sua quotazione del 4.330%.E I saggi di Montaigne, nell’edizione originale del 1580, hanno segnato un rialzo del 2.030%. Ancora, il Bourgeois gentilhomme di Molière datato 1671 ha realizzato il 1.600%. Nel 2008, da Sotheby’s a Parigi si è registrò il record di 3,2 milioni di euro per nove manoscritti letterari di André Breton.
Nonostante il numero dei bibliofili si sia ridotto, infatti, i libri antichi restano un investimento interessante per chi non può accedere al mercato dell’arte che ha toccato quotazioni irraggiungibili ai più (un Leonardo è stato appena venduto per 450 milioni di dollari). In fondo, lo diceva anche madame de Pompadour: i bei libri sono il migliore di tutti gli investimenti finanziari e culturali.
Il mondo delle aste di libri antichi continua così a godere buona salute, soprattutto in Italia grazie soprattutto alle richieste che giungono dal mercato internazionale. Sono cresciute così le case d’asta specializzate che hanno sostituito pian piano le librerie antiquarie nel ruolo di intermediari. Per capirci, il 2017 è cominciato a fin gennaio con una vendita della casa d’aste Gonnelli di Firenze per circa 750mila euro (aggiudicato il 75% dei 962 lotti in catalogo). Con il pubblico italiano in fase di ricambio generazionale, a spingere la domanda sono soprattutto i compratori stranieri. Anche perché gli acquirenti storici di libri antichi, ossia le biblioteche pubbliche, non hanno più da anni fondi da investire o tempo da perdere in complicate procedure burocratiche.
Tradizionalmente il mondo anglosassone è quello più attivo, con le biblioteche Usa che la fanno da padrone nelle acquisizioni. Le collezioni private americane rappresentano inoltre un vanto, mentre in Italia – per la classica fama negativa che avvolge chi spende soldi in cose belle – sono per lo più nascoste.
Da che cosa dipende il valore di un libro antico? Ovviamente dalla rarità, innanzitutto. Ma non solo, esistono anche le mode. Chi compra libri lo fa principalmente per passione, per investimento o per entrambi: i libri particolarmente rari e ricercati sono sempre stati quelli con valutazioni in crescita, come dimostrano i rialzi in asta provenienti da tutte le parti del mondo. Un valore particolare lo hanno i manoscritti autografati, sia per i collezionisti nazionali che per quelli internazionali. Autori come D’Annunzio, che non erano certo parchi nella scrittura, hanno maggiore richiesta se oltre alla firma aggiungono al documento un particolare argomento d’interesse, se poi il testo fosse addirittura inedito la quotazione sale ancor di più. Generalmente gli autografi più richiesti sono quelli di autori difficilmente reperibili sul mercato.
Per fare un buon investimento bisogna considerare lo stato di conservazione, la legatura coeva, la presenza di difetti e la presenza di tutte le componenti di quell’opera. Non basta un’occhiata, serve un attento lavoro bibliografico e grande competenza.
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