Cofondatore di Medici senza frontiere, ambasciatore di Francia in Senegal dal 2007 al 2010, nonché alpinista e vincitore del premio letterario Goncourt, Jean-Christophe Rufin è la definizione perfetta di personalità poliedrica. E i suoi romanzi non possono che riflettere la sua personalità profonda e sfaccettata. Fiamme di pietra non fa eccezione.
Ufficialmente i suoi protagonisti sono la guida alpina e maestro di sci Rémy e la sua cliente Laure, giovane parigina, consulente finanziaria di successo, appassionata di sport invernali. In realtà quella al centro del romanzo è una storia d’amore a tre, nel senso che appare evidente già dopo aver letto le prime pagine che la vera protagonista della storia è un’altra: la montagna. Una montagna che rivela la verità senza fronzoli, con le sue meraviglie e i suoi pericoli, la sua solidità e la sua fragilità, il suo accogliente paesaggio che nel giro di poco può trasformarsi in uno scenario minaccioso. Così, alla fine, Fiamme di pietra è degno di occupare un posto nel filone dei grandi testi d’alpinismo che sono fioriti dall’epoca di Frison-Roche e Walter Bonatti in poi.
La citazione da Fiamme di Pietra
Ormai in pieno sole, avevano ricominciato a procedere in fila indiana dato che il sentiero, canalizzato tra i bordi del mantello nevoso, si era fatto molto stretto. Ciò rendeva difficile la conversazione. Comunque non avevano più voglia di parlare, erano concentrati sulle sensazioni che provavano, il calore del corpo in movimento e il sole che batteva sulla pelle. Nonostante gli occhiali scuri, la luce accecante dava alla montagna bianca e al cielo azzurro un aspetto marino, come se camminassero su una lunga spiaggia immacolata che andava verso un oceano infinito.
È grazie a doni sensuali del genere che la montagna sa far dimenticare i tormenti che infligge e che possono farla odiare. Rémy era riconoscente a un’invisibile provvidenza che tale favore fosse loro accordato nel giorno in cui lo desiderava di più.
Jean-Christophe Rufin
Fiamme di pietra
Edizioni E/O