Può un romanzo affrontare un argomento storico crudo e delicato come la Shoah e al contempo raccontare una grande storia d’amore? Sarah Freethy dimostra di sì con Il fabbricante di porcellane, un esordio di successo (i diritti sono stati venduti in 12 Paesi e c’è già un film in via di realizzazione prodotto da Walter Presents) che narra una storia struggente e toccante, che ci mette prepotentemente di fronte alla disarmante crudeltà di cui è capace l’essere umano, ma anche alla bellezza e all’amore che possono nascere persino tra le atrocità più terribili.
Protagonisti della vicenda sono Max, un architetto ebreo, e Bettina, una bellissima e celebrata artista tedesca d’avanguardia. Ma il Paese è sulla soglia del baratro, e il loro brillante inizio viene presto offuscato dalla crescente forza del nazismo. Quando Max viene arrestato e rinchiuso nel campo di concentramento di Dachau, è solo il suo talento nel realizzare le squisite figure di porcellana, tanto amate dai nazisti, a frapporsi tra lui e la morte.
Bettina non ha idea di dove sia stato portato, ma quando viene a sapere del suo destino, è determinata a salvarlo a qualunque costo. Oggi, una vita dopo, la figlia di Bettina, Clara, intraprende un lungo viaggio per scoprire la verità sulla sua identità e, mentre intreccia la trama del suo passato, arriverà a scoprire il segreto che sua madre le ha nascosto per tutta la sua vita.
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