Da Bologna a Milano, passando per Torino e Parma: le città italiane che hanno già aderito o stanno per farlo al club dei 30 all’ora sono moltissime, con il risultato di un radicale cambiamento del modo di intendere la mobilità urbana. Così sono molti quelli che cominciano a chiedersi che senso abbia, per esempio, mettersi al volante di un Suv per poi sfruttarlo solo per una risibile frazione delle sue potenzialità tenendosi comunque sul groppone i suoi difetti, primo fra tutti le dimensioni, che nei centri storici sono sinonimo di difficoltà insormontabili nel trovare un parcheggio.
Così il vecchio adagio «piccolo è bello» è tornato prepotentemente di attualità, complice anche il vento della moda che ha reso sempre più trendy le auto formato mignon. Che, però, vanno scelte con attenzione per evitare sgradevoli effetti collaterali sia sul piano della guida di tutti i giorni sia sul fronte della propria immagine.
Tra city car compatte e nuovi quadricicli: quale auto scegliere in città
Il primo fenomeno fatto letteralmente esplodere dallo spauracchio dei 30 all’ora è quello dei quadricicli leggeri, equiparati dal Codice della strada ai ciclomotori. La velocità massima consentita è di 45/50 chilometri orari e in molti casi la scelta è motivata dal fatto che possono essere guidati a partire dai 14 anni di età. Chiaro, no? Papà può usare la microcar per i tragitti casa-ufficio, la moglie per lo shopping e il figlio per uscire la sera con un mezzo più sicuro dei classici motorini rendendo questa scelta ultra-razionale e, fatto non secondario, pure economica.
I pro e contro della nuova Fiat Topolino
I modelli disponibili sul mercato sono numerosi, con in testa la Fiat Topolino, appena lanciata. Basta guardarla, il tempo di capire qual è il davanti e quale il dietro, e si comprende perché stia diventando un fenomeno di costume. Parcheggiarla non è un grosso problema, è lunga (portapacchi posteriore compreso) 254 centimetri e il motore elettrico da otto cavalli alimentato da una batteria agli ioni di litio da 5,5 kWh assicura un’autonomia di 75 chilometri con un tempo di ricarica di circa quattro ore alla presa di casa.
Tra i vantaggi della Topolino c’è il prezzo di poco inferiore ai 10 mila euro e anche l’eliminazione radicale delle discussioni in famiglia sul colore da scegliere: la tinta disponibile è solo una, quella che nei listini Fiat è battezzata «verde vita». Interessante anche la possibilità di puntare sul noleggio a lungo termine alla modica cifra di 39 euro al mese. Sulla colonna dei meno, invece, l’assenza del climatizzatore e dei sistemi elettronici di sicurezza, Abs compreso. Da sottolineare, poi, che la Topolino deriva dalla Citroën Ami, che ha le stesse caratteristiche tecniche, gli stessi pregi e difetti, ma consente di risparmiare quasi 2 mila euro perdendo però diversi punti sul fronte dell’appeal modaiolo.
Smart fortwo, la citycar super compatta
Per i quadricicli leggeri, ovviamente, tangenziali e autostrade sono off-limits. Se questo divieto è incompatibile con le vostre esigenze si può passare al livello superiore, quello delle vetture che richiedono la patente B come la Smart fortwo, la prima citycar super compatta, lunga 270 cm. Ora è diventata un’elettrica alla moda che offre due posti comodi e nella versione cabrio premendo un tasto si apre il tettuccio che scorre su due binari.
Quasi capace di girare su sé stessa, nel traffico è imbattibile e anche fuori città se la cava bene, ma il punto dolente in questo caso è l’autonomia di 135 km. Costicchia, da 25 a 34 mila euro, ma si può contare sugli incentivi statali.
La Fiat 600e
Nelle classifiche di vendita delle citycar a due e quattro porte regna incontrastata la Fiat Panda che nei primi nove mesi di quest’anno ha trovato quasi 73 mila nuovi proprietari, seguita con distacco dalla compagna di colori 500 (a quota 27 mila) e dalla Hyundai i10. Ma la classifica rischia di essere terremotata dall’esordio di un’altra Fiat, la 600e, che con poco più di quattro metri di lunghezza si candida all’Oscar delle cittadine a quattro ruote.
Per ora è disponibile solo la versione elettrica che offre 400 chilometri di autonomia al prezzo di circa 35 mila euro. In attesa dell’agognata diffusione a tappeto delle centraline di ricarica forse è meglio portare pazienza e aspettare il 2024, quando sarà disponibile la brillante versione mild hybrid a benzina da 136 cavalli capace di accelerare da zero a 100 in nove secondi, ideale per chi alterna l’uso cittadino con percorsi extraurbani.
Audi A1 Allstreet: il meglio da una piccola crossover di lusso
Se si vuole salire ulteriormente di livello nella scala sociale dei motori ecco l’Audi A1 Allstreet che condensa in 405 centimetri tutto il meglio che una piccola crossover di lusso può offrire, compreso un pimpante motore tre cilindri a benzina da 95 cavalli, con prezzi a partire da 25.600 euro. Merita però una sottolineatura il fatto che la maggior parte dei clienti di questo modello della Casa dei quattro cerchi opta per la formula del noleggio a lungo termine che, in questo caso, comporta un canone di circa 300 euro al mese.
Xev My Yoyo: estrema personalizzazione
Per chi ritenesse la “tedeschina” una scelta troppo paludata, poi, ecco una novità molto cool che arriva dalla Cina. È la Xev My Yoyo, un quadriciclo elettrico che può arrivare a 80 all’ora, ha un’autonomia di 150 chilometri e sposa una filosofia diametralmente opposta a quella della Fiat Topolino. Se, infatti, l’italiana va scelta così com’è colore compreso, l’asiatica offre la bellezza di 42 configurazioni-base e una vastissima tavolozza di optional.
Così si può ottenere un esemplare diverso da tutti gli altri, fatto che per chi è sensibile ai venti delle mode rappresenta una tentazione quasi irresistibile. La cifra di partenza per mettersi al volante di una My Yoyo è (incentivi esclusi) poco meno di 17 mila euro, ma è vivamente consigliato allargare i cordoni della borsa e mettere in preventivo una spesa di ulteriori 1.800 euro per portarsi a casa la versione Tech dotata di servosterzo elettrico e display da dieci pollici. E se proprio si vuole strafare ecco la variante Premium (19.300 euro) con cerchi in lega da 15 pollici.
Dacia Spring e Dr1: le elettriche da città
Infine, due elettriche da città con prezzi da classe economy. La prima è la Dacia Spring, che compensa la scarsa potenza del propulsore (45 cavalli) con il peso contenuto entro i 970 chilogrammi che le consente comunque di disimpegnarsi con agilità nel traffico. Nelle escursioni fuori porta, invece, la mancanza di muscoli si fa sentire. ma al prezzo stracciato di meno di 22 mila euro (360 al mese circa con il noleggio a lungo termine) non si può certo pretendere la luna.
Per chi volesse spendere ancora meno (meno di 20 mila euro sfruttando tutti gli incentivi statali possibili e immaginabili), ecco la Dr1, passaporto cinese e assemblaggio finale italiano nello stabilimento di Macchia d’Isernia, in Molise. L’autonomia è superiore a quella della mini-Dacia, 290 chilometri nel ciclo urbano contro i circa 160, e la vettura può ospitare quattro persone offrendo un comfort accettabile. Il motore eroga 61 cavalli, la trazione è posteriore e il cambio monomarcia. Infine, i tempi di ricarica slow e fast dichiarati, rispettivamente, in 4,5/6 ore e 35/50 minuti. Degna di nota anche la garanzia del pacco batterie fissata in otto anni o 100 mila chilometri.
La prima elettrica di Honda
La più sciccosa, infine, rimane l’elettrica giapponese Honda e, listino a 40.600 euro, la prima elettrica della casa di Tokyo. Fari tondi, mascherina larga tutto il muso, richiama la Mini di Sir Issigonis e la Honda Civic anni 70. Una city car sofisticata, lunga 389 cm, con telecamere al posto dei retrovisori e la plancia che è tutta uno schermo. Il motore ha brio e si trova dietro, l’autonomia supera i 200 km, la trazione è posteriore e il raggio di sterzata quello di un kart.
Ma sapete qual è il vero paradosso del nuovo mondo motoristicamente al contrario? Consiste nel fatto che anche chi sceglie di girare in città con una Topolino rischia di trovarsi sommerso di multe perché andava a 36, 37, 38 o perfino a 44 all’ora, ammesso che l’attuale margine di errore del cinque per cento resti attivo dato che in caso contrario, con un’ipotetica tolleranza zero, si pagherebbero cari anche i 32 o i 33. Ne consegue che il vero difetto della lillipuziana Fiat è uno e uno solo: va troppo forte! (ha collaborato Nicole Berti di Carimate)
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