Il Salone del Libro di Torino 2017 sarà il trentesimo. I festeggiamenti per il compleanno a cifra tonda di una delle più grandi e importanti iniziative per la cultura e l’editoria in Italia rischiano, però, di passare nell’ombra. Il Salone, infatti, sta vivendo un momento duro: presto la manifestazione torinese potrebbe trovare dei concorrenti in grado di metterne in discussione il ruolo.
MILANO E BOLOGNA. E la concorrenza non è certo sprovvista di armi: la candidata più quotata per sottrarre spazio al Salone torinese è Milano, forte della sua storia di capitale dell’editoria e di una solida tradizione fieristica. Se n’è parlato a lungo, e ora arrivano le prime conferme: la città metropolitana lombarda ha presentato all’Associazione Italiana Editori un progetto, per ora ancora fumoso, che dovrebbe dare il via a una grande iniziativa a tema libri della durata di cinque giorni, sempre a maggio 2017. L’obiettivo è quello di raccogliere almeno 80 mila visitatori nel polo fieristico, e altri 100 mila nelle tante iniziative collaterali che dovrebbero svolgersi in giro per la città. Si attende l’opinione dell’Aie; e, intanto, ad avere forti interessi all’affiancamento a Torino ci sarebbe anche Bologna, forte dell’esperienza con la Children’s Book Fair.
FIERA E FUORI SALONE. Corrado Peraboni, amministratore delegato di Fiera Milano, intervistato sul progetto di una Fiera del libro alla milanese, ci tiene a sottolinearlo: la nuova iniziativa per l’editoria non vuole essere la gemella della torinese. E il nascere dell’idea non ha nulla a che fare con i recenti problemi giudiziari che hanno investito il Salone: l’esigenza di una manifestazione tutta nuova, infatti, nasce dalle preoccupanti statistiche sulla lettura nel nostro Paese (che denunciano come nella Penisola meno di una persona su due legga almeno un libro all’anno), e per le grandi potenzialità di crescita del settore dell’editoria, sempre alla ricerca di nuovi sbocchi. Sfruttando anche le oggettive risorse di Milano come capitale dell’editoria, e l’entusiasmo – che a Torino sta venendo a mancare – di librerie, biblioteche e luoghi d’incontro, in grado di dare vita a un “fuori salone” vivace e pregno di contenuti. Ma, avverte Peraboni, se l’Aie dirà di no, Milano rinuncerà: «Sarebbe come organizzare il Salone del mobile senza i grandi “falegnami”».
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