Nulla di fatto: il tentativo di unire il Salone del libro di Torino con la nascente fiera del libro di Milano è morto sul nascere. Le due manifestazioni si svolgeranno entrambe, separatamente, nel 2017 a meno di un mese di distanza l’una dall’altra. A confermare la notizia è lo stesso ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini, reduce da un tavolo di concertazione di oltre un’ora al Mibact: «Ci siamo trovati di fonte a molte rigidità delle due città e le guerre cominciano così. L’Italia ha perso una grande occasione», spiega. «Si presenta con due Saloni del Libro a 100 Km di distanza che si faranno una concorrenza sfrenata e questo è un pessimo risultato non solo per il Paese ma anche per la filiera dell’editoria e per il mondo del libro». Gli fa eco il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: «L’intento del governo e dei nostri due ministeri era quello di rilanciare una grande operazione culturale e nazionale. Non vi sfugge che Mibact e Miur hanno insistito in questi due anni e mezzo sul tema della lettura come una chiave centrale in un Paese in cui la metà degli italiani legge meno di un libro all’anno partendo dalle scuole ma estendendo poi il discorso con il Centro del Libro a tutta la popolazione».
L’IDEA INIZIALE. Nelle settimane precedenti aveva infatti preso corpo l’idea di dare vita a un’unica manifestazione, dal nome MiTo. All’interno di questo grande cappello, il Salone di Torino doveva rappresentare un luogo di eccellenza per i librai, mentre Milano avrebbe ospitato gli stand per gli editori. «Ce l’abbiamo messa veramente tutta per trovare un accordo in linea con quanto ci aveva chiesto il Ministro. Non ci siamo riusciti e non per colpa nostra», commentano Federico Motta e Renata Gorgani, in rappresentanza di Aie e La Fabbrica del Libro. «Abbiamo costruito un progetto a misura di lettore che potesse dare un senso all’esperienza di Milano e Torino insieme, abbiamo assicurato totale supporto e piena disponibilità. Abbiamo ragionato su una macro area e su eventi di pari livello e dignità ma con format diversi. Non siamo riusciti a trovare l’accordo sperato ma siamo disponibili al confronto e a valutare ulteriori progetti con Torino».
GLI OSTACOLI. Il progetto non ha però convinto i torinesi. «Il Salone del Libro esiste, ha 30 anni, ed è a Torino. Se l’occasione era fare sistema, farlo accrescere e dare valore aggiunto al Paese, noi c’eravamo», spiega il sindaco di Torino Chiara Appendino. «Salone unico, con date uguali e governante unica: su questi punti non si è trovato l’accordo». In un comunicato ufficiale, il presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino ribadisce: «Abbiamo dovuto prendere atto che non vi sono le condizioni per trovare un accordo che tenga conto di quello che Torino, in trent’anni di storia, ha significato e tuttora significa per il libro e la lettura. Non possiamo accettare che il Salone degli editori si svolga a Milano e a Torino si faccia una grande libreria. Non siamo animati da alcuno spirito guerriero, anche se non sarebbe la prima volta che Davide batte Golia».
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