Il trekking, pratica perfetta per chi ama la natura e l’attività fisica, è tra i passatempi più praticati e popolari. Forse non tutti sanno che il suo nome deriva dall’afrikaans, la lingua parlata in Sudafrica: trek è un termine che nell’Ottocento indicava viaggi lunghi e complessi su mezzi improvvisati. Ha cominciato a essere usato in inglese intorno al 1839 quando i Boeri migrarono in massa appunto in Sudafrica. Con il passare del tempo, con trek si è inteso per traslato il desiderio di scoprire mete nuove, specie a piedi o a cavallo e, dalla metà del Novecento, il trekking è diventato a tutti gli effetti la pratica dell’escursione a piedi, in ambiente naturale, spesso su sentieri di montagna, con lo scopo di esplorare e godere del paesaggio, mettendo alla prova anche le proprie capacità fisiche, ma senza mai sconfinare nella vera e propria competizione.
Oggi, anche in Italia, il trekking è molto diffuso, anche perché è un modo per impiegare il tempo libero che non richiede particolare attrezzatura (è dunque low cost) e si può esercitare anche a “Km 0”, scegliendo mete non troppo lontane da casa o raggiungibili con i mezzi pubblici.
Sfogliando un po’ di letteratura sull’argomento, è curioso rilevare come l’approccio al trekking cambi a seconda della cultura. Per i Paesi mediterranei, quindi anche per noi, è sinonimo di escursione, intesa come una camminata nella natura, magari in montagna, che si svolge nell’arco di una giornata. Piace proprio per questo: è un modo di fare sport all’aria aperta, è inclusivo e adatto a tutti, non richiede viaggi lunghi, dispendiosi e faticosi.
La differenza tra trekking e hiking
Tuttavia, se ci spostiamo in Scandinavia le cose cambiano. Lì, così come accade in Inghilterra e in America, per attività di questo genere non si usa il termine “trekking”, ma hiking: hiking è l’escursione, la gita giornaliera, mentre il trekking comporta un impegno di più giorni, una sorta di viaggio, spesso associato alla bicicletta. E se proprio vogliamo continuare il giro del mondo in trekking, vale la pena osservare che in Asia, specie in India e in Nepal, questa attività è esclusivamente associata alle vette, con la distinzione tra trekking di bassa quota e trekking di alta quota (come quelli che ci sono ai campi base degli Ottomila).
C’è poi il trekking blu, quel tipo particolare di camminata che si realizza su sentieri a strapiombo sul mare: tra i più affascinanti, quelli che costeggiano Cala Gonone in Sardegna (da fare in autunno o in primavera perché in estate è troppo caldo), il trekking lungo la Riserva dello Zingaro, l’ampia e seducente area protetta vicino a Trapani, oppure i trekking sui paesaggi lunari di Lanzarote, alla Canarie.
Per chi invece abita nei grandi centri urbani del Nord Italia, i crinali delle Alpi e delle Prealpi sono punteggiati di sentieri che possono soddisfare la tenuta, il fiato e i desideri di ogni escursionista: con la Lombardia in cima alla lista per varietà dell’offerta (vedi approfondimento qui sotto), tra le mete più gettonate del trekking nostrano figurano le dolci colline del Monferrato e quelle del Valdobbiadene.

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Sentiero del Viandante: una camminata vista lago
In Italia, la Lombardia è la regione forse più attrezzata per gli appassionati di trekking, con una grande varietà di cammini ben tracciati. Per chi ha gambe e tempo, fra i migliori sentieri lombardi c’è il celebre Sentiero del Viandante, che costeggia la sponda destra del Lago di Como e ripercorre un’antica rotta commerciale dei laghée. Si parte da Abbadia Lariana e si arriva a Colico, punta estrema del lago comasco, passando per Mandello del Lario e per la suggestiva Varenna.
Tutti i suoi 45 chilometri, da percorrere in un weekend lungo che contempli almeno due pernottamenti, sono punteggiati da mulattiere e sentieri costellati da angoli paesaggistici, antichi borghi di pescatori, casali, uliveti e cave di marmo. Il percorso è da considerarsi per escursionisti abbastanza esperti e motivati (il dislivello generale è tra i 400 e i 1000 metri, a seconda della tappa), tuttavia il Sentiero del Viandante non deve intimorire troppo: grazie alle sue frequenti intersezioni con la linea ferroviaria Lecco-Colico, si può frazionare in più parti, spalmando per esempio la gita su due fine settimana oppure decidendo di fare un tratto con il treno. Resta in ogni caso uno dei sentieri più paesaggistici raggiungibili a un’ora di macchina da Milano.
Anche il trekking si fa smart
Altro che smart working, ora è il momento di darsi allo smart walking, una nuova proposta che unisce attività fisica e lavoro. C’è chi già lo fa e ha testato sentieri adatti al progetto, come quello sulla via dello Spluga, da Montespluga a Chiavenna, dimostrando che uno stile di vita sano e produttività lavorativa si possono integrare e stimolare a vicenda. L’idea è di Davide Fiz, che ha ideato e promosso lo smart walking attraverso un omonimo sito in cui suggerisce itinerari e passeggiate in montagna lungo le quali è possibile connettersi per potersi mettere al computer.
Nel suo modello, la giornata è scandita in due tempi: al mattino presto fino a tarda mattinata si cammina, poi si raggiunge un ristoro o una baita e qui si apre il portatile messo nello zaino insieme alla borraccia. Fiz si è concentrato sull’area dello Spluga, individuando nella zona diversi itinerari non più lunghi di una ventina di chilometri per poter essere fatti di buon passo in massimo cinque ore. Nella zona, non mancano le aree-sosta attrezzate con una connessione utile a lavorare da remoto. Il suo esempio, specie nelle stagioni autunnali e primaverili, è stato imitato da altre persone, liberi professionisti nei campi più diversi, desiderosi di coniugare la passione per il cammino e per i viaggi con la necessità di dover lavorare almeno a tempo parziale. Itinerari e ulteriori informazioni su smartwalking.eu.
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