Poco meno di due anni fa, a Piero Gandini e ad Andrea Bonomi è bastato quasi guardarsi negli occhi per capire subito che potevano fare entrambi un affare. Con la sua Investindustrial, società che acquisisce partecipazioni in medie imprese leader nei rispettivi settori, Bonomi non poteva non essere interessato a un “gioiellino” come la società guidata da Gandini, che non è soltanto un leader nel suo settore, ma è anche una vera e propria eccellenza del made in Italy nel mondo. Si tratta di Flos, azienda con quasi 55 anni di storia alle spalle, che offre una vasta gamma di prodotti e sistemi di illuminazione (residenziale e architetturale) e li esporta in ben 70 Paesi diversi.
Nel settembre del 2014, Investindustrial ha acquisito per 320 milioni di euro una quota dell’80% di Flos, diventando azionista di maggioranza. Quando ha messo un piede nell’azionariato, entrando dalla porta principale, Bonomi si è comportato però come un buon socio finanziario deve comportarsi, quando fa il suo ingresso in un’impresa che va già bene: ha lasciato al loro posto gli ex manager e amministratori, in primis Gandini, conoscendo le loro qualità e ben sapendo che non avevano certo bisogno di lezioni su come si fa l’imprenditore. Da lì è iniziato un connubio che ha trasformato Flos in una sorta di ibrido: un’azienda molto legata a una famiglia, quella di Gandini, ma ormai controllata da un investitore istituzionale che vuole valorizzare nel tempo la sua partecipazione, facendo crescere ulteriormente il business. Di strada verso la crescita, a dire il vero, Flos ne aveva già fatta parecchia anche prima che arrivasse Investindustrial, avendo alle spalle una storia che va avanti ormai da oltre dieci lustri.
Flos: dna d’avanguardia
Fondata nel 1962 a Merano (Bz) dagli imprenditori Dino Gavina e Cesare Cassina, che avevano l’obiettivo di creare archetipi industriali innovativi, Flos lega fin quasi da subito la sua esistenza alla famiglia Gandini. È infatti nel 1964, due anni dopo la fondazione, che la società di Merano viene comprata dal padre di Piero, Sergio, che ne trasferisce la sede a Brescia. Cambia la “location”, ma non il Dna di Flos che, fin dalle origini, si caratterizza per essere un’azienda che vuole sempre sperimentare e far sbocciare il seme dell’innovazione: non a caso, flos è la parola latina che indica il fiore. Tra il 1962 e oggi, quel fiore è sbocciato diverse volte, grazie al legame che la società di Gandini ha instaurato con designer di fama internazionale come i fratelli Castiglioni, Tobia Scarpa o Philippe Starck. Senza dimenticare altri nomi celebri come Antonio Citterio, Piero Lissoni, Marcel Wanders, Konstantin Grcic, Patricia Urquiola e Jasper Morrison: tutti maestri della creatività, le cui opere sono divenute ben presto delle icone.
Ed è proprio grazie al legame con questi grandi designer, che le creazioni di Flos non sono finite soltanto nei negozi di arredamento o negli show room di tutto il mondo, ma oggi vengono addirittura ospitate nei maggiori musei di arte contemporanea, dal MoMa di New York, al Victoria & Albert Museum di Londra, dalla Triennale di Milano al Centre Pompidou di Parigi E così, in più di mezzo secolo di vita trascorsa sperimentando, innovando e creando, Flos è diventata quella che oggi è: un’azienda con un giro d’affari di oltre 181 milioni di euro (cresciuto dell’11,8% tra il 2014 e il 2015), 576 dipendenti, e vendite in decine Paesi attraverso partner distributivi e anche alcuni showroom e monomarca (a Roma, Milano, Parigi, Lione, Stoccolma, Amsterdam Oslo, Copenaghen, New York, Tokyo e Hong Kong, a cui se ne è aggiunto di recente uno a Praga). Si tratta dunque di una tra quelle eccellenze del made in Italy ribattezzate “multinazionali tascabili”, per la loro massiccia presenza al di fuori della madrepatria accompagnata, però, da dimensioni non proprio gigantesche e da una forte specializzazione in alcuni settori di nicchia o in produzioni d’alta gamma. Tuttavia, se le dimensioni di Flos sono tutt’altro che gigantesche, dopo l’ingresso di Investindustrial è partito un intenso processo di crescita che ha già avuto i suoi effetti.
Accendere lo sviluppo
Nel 2015, infatti, sono state effettuate due acquisizioni che hanno fatto salire il fatturato della società a oltre 199 milioni di euro, dai 181 milioni sopra ricordati. La prima operazione dello scorso anno è stata l’acquisto di Ares, azienda specializzata nella produzione di apparecchi di illuminazione architetturale per esterni, fondata nel 1994 a Bernareggio, nel cuore della Brianza, e specializzata nelle fonti di luce led ad alta efficienza energetica e dai consumi ridotti. La seconda acquisizione, del dicembre 2015, è avvenuta invece in terra straniera e ha riguardato Lukas Lighting, azienda con sede a New York, che progetta, sviluppa e produce apparecchi di illuminazione personalizzati. La sua divisione custom crea soluzioni su misura per sedi istituzionali, catene di negozi, hotel prestigiosi e altri edifici aziendali, adattando e strutturando ogni progetto alle esigenze specifiche del cliente. Negli ultimi anni, per esempio, Lukas Lighting ha realizzato installazioni spettacolari, tra cui alcune commissionate da Jp Morgan Chase, Michael Kors, Four Seasons Hotels e molte altre grandi aziende. Con l’arrivo di Investindustrial nell’azionariato, dunque, la vocazione internazionale di Flos si è accentuata. Lo shopping all’estero della società guidata da Gandini, però, non è iniziato con la recente operazione effettuata negli Stati Uniti. Un punto di svolta nella storia dell’azienda c’era stato già nel 2005, con l’acquisizione di Antares, un’impresa spagnola leader nella produzione di apparecchi illuminotecnici per l’architettura.
Vocazione globale
Grazie a questa operazione, più di dieci anni fa era nata una nuova divisione aziendale, Flos Architectural, che ha permesso a Gandini e soci di rivolgersi a grandi gruppi della moda, del lusso o della grande distribuzione organizzata, realizzando soluzioni d’illuminazione per le loro sedi o catene di negozi. Tra i clienti di Flos Architectural, per esempio, si trovano marchi prestigiosi come Inditex-Zara, Mango, Ferragamo, Hugo Boss, Nespresso, Céline, Giorgio Armani, Dior, Brioni e Berlutima, ma anche Louis Vuitton, Ermenegildo Zegna, Michael Kors, Jimmy Choo, Missoni, Nike e Victoria’s Secrets, oppure le catene di hotel di Bulgari e di Rocco Forte e ancora centri benessere e palestre come quelle di Virgin Active. Senza dimenticare la compagnia aerea Qatar Airways, per la quale Flos Architectural ha pensato l’illuminazione della lounge di prima classe e di business class nell’aeroporto internazionale Hamad di Doha. Infine, non vanno dimenticati neppure i lavori che l’azienda di Gandini ha svolto a Singapore, al Marina Bay Sands, il casinò-resort aperto nel 2010, che si caratterizza per un’avveniristica struttura architettonica con tre grattacieli sormontati da uno Sky Park, un parco a 200 metri di altezza. Anche a migliaia e migliaia di chilometri di distanza dal nostro Paese, insomma, Flos è riuscita a portare la sua fama e a tenere alto il nome del made in Italy.A dire il vero, non si tratta solo di made in Italy, ma anche di made in Spain, visto che l’impianto produttivo di Antares è rimasto a Valencia, essendo diventato appunto quello della divisione Architectural. E tra gli azionisti di Flos, oltre alla famiglia Gandini, ci sono anche dei soci iberici di rilievo: la famiglia Rodriguez e Federico Martínez Weber, Ceo di Antares Iluminación. Anche loro, dopo l’arrivo della Investindustrial di Bonomi, sono rimasti dentro la compagine societaria Flos, con una quota di minoranza, dimostrando di credere alle promesse e ai progetti del finanziere italiano. «Impegneremo notevoli risorse per supportare l’internazionalizzazione dell’azienda», disse nel 2014 Bonomi subito dopo avere completato l’acquisizione di Flos. Per adesso, è stato di parola.
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