Concedetevi un brindisi tech free: la nuova moda del momento

È la sfida più trendy: prova a stare senza smartphone un’ora per goderti a pieno una cena o un party

Concedetevi un brindisi tech free: la nuova moda del momento© Shutterstock

Facciamo una scommessa: riusciresti a stare una sera senza smartphone in cambio di una bottiglia di vino? È quello che succede da questa primavera a Verona sulla scia di una tendenza che arriva da Oltreoceano. Ecco che allora al ristorante Al Condominio, se decidi di mettere da parte chat, social, mail, notifiche riponendo il cellulare in una speciale cassetta delle lettere, ti viene regalata una bottiglia. Una per coppia, una ogni quattro persone per i gruppi. Un vero brindisi al digital detox! Al Condominio non è però l’unico posto in cui si chiede di dimenticare temporaneamente la tecnologia per tornare a concentrarsi su ciò che si sta bevendo e mangiando, sulla compagnia, sulle chiacchiere, sull’atmosfera. Anzi stiamo raccontando un movimento di cui sentiremo sempre più parlare, ma vediamo intanto che cosa succede nel mondo e in Italia.

Caffè disconnessi

Come molte storie che riguardano novità e mode, anche questa è iniziata a New York in tempi digitalmente lontanissimi. Sì, perché The Wall Street Journal ne ha scritto già nel 2009 e allora Instagram non esisteva ancora, figuriamoci TikTok. Al tempo la metropoli era invasa da freelance in cerca di una connessione Wi-Fi e di una presa elettrica e i piccoli coffee shop, i caffè indipendenti, hanno presto iniziato a mostrare segni di stanchezza. Cavi ovunque che rallentavano il servizio, tavoli occupati per ore in cambio di un semplice (ed economico) cappuccino che non finiva mai. Poi sì, c’era chi diceva di aver intenti alti, di aver sognato l’attività come luogo di socializzazione ma forse è stato l’aspetto economico a innescare la miccia della disconnessione. Niente più Wi- Fi allora, al massimo per qualche ora in certi giorni. E così è successo in altre città americane. Una scelta azzardata, considerando i piccoli locali di quartiere, spesso minacciati dalla concorrenza delle grandi catene, eppure vincente. Il Café Jumping Bean di Chicago, per esempio, è ancora vivo e vegeto.

Ristoranti tech free

Ed è sempre a New York che, già qualche anno fa, sono nati i ristoranti detti Tech Free dove viene chiesto ai commensali di mettere sotto chiave gli smartphone per qualche ora. Questa volta il problema non sono i computer o i cavi. È stato infatti notato che chi mangia guardando continuamente il telefono resta seduto al tavolo circa 30 minuti in più. E poi le notifiche distraggono l’assaggio, mentre le foto rischiano di far raffreddare il cibo e rovinare le creazioni degli chef. Ecco che allora, nel 2018 il ristorante Hearth nell’East Village ha lanciato la proposta di scatole sui vari tavoli dove i commensali erano invitati a riporre i propri cellulari.

Altri hanno optato per la creazione di aree dedicate, dove era possibile fare chiamate e controllare e-mail e c’è chi invece ha scelto il divieto assoluto, come il tempio del ramen Debuchan a Tokyo. Un po’ troppo? Beh sicuramente è più facile e piacevole resistere alle tentazioni con un incentivo. Ecco allora l’idea della bottiglia in omaggio oppure di uno sconto, come avevano voluto anni fa il Bedivere Eatery & Tavern di Beirut o il ristorante inglese Spice Fusion. Una proposta ancora attualissima, simile a quella adottata recentemente pure dal ristorante The Separè 1968 di Marina di Cecina (Li). La chiamano “Torniamo a parlare” ed è l’iniziativa che invita le coppie a mettere la propria vita digitale momentaneamente in stand-by in cambio di un voucher di 20 euro da sfruttare alla prossima visita.

Reading party

Al ristorante veronese Al Condominio sono stati più i Millenial, quelli nati tra il 1981 e il 1996, degli over 45 ad accettare la sfida di una serata Tech Free. Aspetto interessante se pensiamo che anche la moda che sta divampando nella Grande Mela, quella dei Reading Party, è opera di quattro ventenni. Ben Bradbury, Charlotte Jackson, John Lifrieri e Tom Worcester, preoccupati di non riuscire più a leggere libri come prima per la scarsa attenzione e per le tentazioni derivanti dallo smartphone, hanno creato un format inaspettatamente di successo. Come? Nella primavera 2023 hanno invitato degli amici. Ognuno doveva portare un volume, leggere un capitolo o due in silenzio e poi parlarne con quelli di fianco, sorseggiando qualcosa. Non un classico club del libro quindi perché l’obiettivo non era approfondire un unico testo ma avere una scusa per ritagliarsi del tempo e socializzare, lasciando che fossero i libri, e non la tecnologia, a connettere le persone. Un successo! Le serate hanno preso il nome di “Reading Rhythms” e sono passate velocemente a radunare da 10 a oltre 100 partecipanti, spostandosi dal tetto del palazzo di due degli ideatori ai pub, alle gallerie d’arte, ai parchi e ai locali alla moda. E nel giro di pochi mesi le feste letterarie si sono diffuse in altre zone del mondo, da Los Angeles alla Croazia, fino all’Italia.

Le iniziative tech free in Italia

La voglia di riconnettersi attraverso i libri, le chiacchiere e qualche drink non poteva non atterrare anche nel nostro Paese, terra conviviale per eccellenza. Ecco che le book influencer Giulia e Gaia hanno unito gli sforzi nel progetto “Viaggiare coi libri” con l’obiettivo di creare eventi a tema letterario, tra cui Reading Party a Milano, sotto forma dell’italianissimo aperitivo.

In Romagna, cocktail e vino lasciano spazio alle tisane nelle feste letterarie di Richard Romagnoli, autore, coach e creatore del Metodo Happygenetica, mentre più a Sud, e precisamente a Bari, è il Collettivo Bandelle a organizzarli in modo multidisciplinare. Come quello del 5 giugno che unisce magicamente libri, tarocchi, cocktail e musica al Caffè Portineria.

E poi la scena romana, animata dal club del libro itinerante Urban Book Club e dagli autori Maura Gancitano e Andrea Colamedici con il loro progetto di divulgazione culturale Tlon che, in realtà non interessa soltanto la capitale. La stagione 2024 dei loro party letterari, in collaborazione con Robinson, l’inserto culturale di Repubblica, ha preso infatti il via a Milano in aprile, per poi toccare Monza, Bologna, Roma (appunto), Torino, Saviore dell’Adamello (Bs), Alcamo (Tp), Cesena, Brescia, Padova, Napoli, Caserta e finire (per ora) a Portici (Na) il primo giugno.

Come è stato possibile? Con la creazione di un gruppo Telegram che ha permesso alle persone di mettere in piedi questi speciali eventi sotto l’ala di Tlon. Nessuno, quindi, vuole demonizzare la tecnologia, neanche i quattro fondatori del fenomeno newyorkese, che usano comunque i social per far conoscere le proprie attività. Si chiede solo di limitarla a quando è necessario e riprendere in mano il proprio tempo.

The offline club

Questa carrellata di opportunità e spunti per riconnettersi al mondo reale non poteva non curiosare tra ciò che sta succedendo dai nostri “cugini” olandesi. Ad Amsterdam, infatti, altri tre ventenni, hanno fondato The Offline Club, il rifugio di chi vuole tornare a socializzare e vuole strappare momenti di quotidianità agli schermi. Tutto è partito con piccoli ritrovi ma è esploso in poco tempo: l’account Instagram che mostra queste esperienze di digital detox ha raggiunto 150 mila follower in meno di sei settimane.

Diversamente dai party letterari, non c’è niente di organizzato. Gli eventi pop-up de The Offline Club vengono ospitati di volta in volta da locali diversi e i partecipanti possono leggere un libro, ma anche disegnare, lavorare a maglia, studiare (senza computer ovviamente) oppure semplicemente chiacchierare con una tazza di caffè tra le mani al posto dello smartphone. Niente di più semplice, ma un’esperienza ricca di benefici. I fondatori, infatti, sostengono che un pomeriggio o una serata simile aumenti la creatività e la produttività, diminuisca lo stress, permetta di conoscere più persone e di creare interazioni più spontanee e reali. In attesa del prossimo party letterario possiamo provare anche noi a casa o in vacanza: per un’ora chiudiamo il telefono in un cassetto e godiamoci un bel panorama, un libro o un bicchiere di vino, sorseggiato lentamente in compagnia. Allora, il brindisi Tech Free serve a farci sentire meglio?


Articolo pubblicato sul numero di giugno 2024 di Voilà – Acquistalo in edicola o scarica la tua copia da App Store o Google Play

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