Indaga il legame profondo tra l’essere umano e la natura. È Rarica, progetto site specific dell’artista e scultore Francesco Diluca, a cura di Lara Gaeta e Camilla Nacci Zanetti, che rende omaggio alla Sicilia. La mostra, organizzata in collaborazione con Aditus, è organizzata fino al 30 settembre 2024, presso due sedi espositive: il Castello Maniace di Ortigia, Siracusa, storico monumento del periodo svevo che si affaccia sul mare, e l’Orto Botanico dell’Università di Palermo, che custodisce una preziosa varietà di specie vegetali.
Il progetto Rarica tra terra e mare
Non solo, Rarica prevede anche una tappa subacquea: nel mare di Ortigia si trova la scultura Reef – Kura Halos installata nelle acque antistanti al Castello. L’opera è visibile dalla spiaggia o tramite immersione. Realizzata per il fondale marino e pensata per accogliere nelle sue cavità altre forme di vita, Reef – Kura Halos pone l’accento su temi come l’innalzamento della temperatura del mare e lo sbiancamento dei coralli. Per la realizzazione dell’opera l’artista si è avvalso della consulenza di biologi marini.
Tornando in superficie, numerose sono le opere negli spazi del Castello Maniace. Qui si incontrano i due protagonisti del metaforico viaggio nel quale Diluca conduce il visitatore: Orfeo, o meglio l’opera Radicarsi – Orfeo, ed Euridice, ossia l’opera installativa Madrepora – Euridice.
Mentre la scultura di Orfeo conserva ancora le sembianze umane, Euridice è resa evanescente grazie all’utilizzo di materiali come sabbia, sale e ghiaia. Fanno da contraltare all’acqua e alle creature marine le installazioni realizzate per la Sala Ipostila del Castello Maniace, che richiamano il fuoco e simulano un incendio con un effetto visivo scenografico.
Post Fata Resurgo rievoca non solo un evento legato alla storia del castello, ossia l’incendio del 1704, ma anche i fenomeni naturali legati alle attività vulcaniche a cui i siciliani hanno spesso la possibilità di assistere. Costanti sono i parallelismi che si generano tra le opere allestite al Castello Maniace di Siracusa e quelle all’Orto Botanico di Palermo.
Qui, l’opera Micelio, che ha le sembianze di una figura femminile incinta, prende il nome dall’apparato vegetativo dei funghi caratterizzato da filamenti che compongono un’enor me rete sotterranea che connette tutto il Pianeta. L’opera Mangrovia, invece, è concepita simbolicamente come una grande casa dove tutte le creature ideate dall’artista possono idealmente trovare rifugio e protezione, i suoi piedi radiciformi sono piantati nell’acqua. Di grande suggestione sono stati poi per Francesco Diluca le antichissime piante presenti nell’Orto, come il grande ficus e l’ulivo: piante secolari la cui osservazione ha generato una riflessione sul tempo e da cui sono nate due opere Ulivo e Autunno.
La prima esprime la capacità della natura di resistere e rigenerarsi, la seconda rappresenta lo scorrere del tempo in contrapposizione alla presenza granitica del ficus, le cui radici aeree sono divenute col passare dei decenni vere e proprie architetture. Il progetto espositivo è accompagnato da una pubblicazione, curata da Ernesto Giuntini ed edita da Eclipse.
Articolo pubblicato sul numero di giugno 2024 di Voilà – Acquistalo in edicola o scarica la tua copia da App Store o Google Play