La maggior affluenza di turisti non è stata sinonimo di ricavi più elevati per il comparto. A dare la paradossale notizia è la Confcommercio: sebbene negli ultimi 15 anni la presenza di turisti in Italia sia raddoppiata (+50%) fino a raggiungere un totale di 3 milioni di visitatori, le entrare valutarie sono calate di 38 miliardi di euro. Più nel dettaglio, nel 2001 ogni turista spendeva circa 1.035 euro mentre nel 2015 la spesa pro capite è crollata a 670 euro: lo scarto è del -35%. La causa sarebbe da ricercarsi nel tempo ristretto di permanenza: le vacanze degli stranieri nel nostro Bel Paese sono ormai «mordi e fuggi». Dai 4,1 giorni di media si è infatti passati a 3,6 giorni. I cinesi, addirittura, si fermerebbero appena un giorno e mezzo. La nuova scommessa italiana non è dunque quella di attrarre turisti, bensì di «trattenerli», come spiega nel suo intervento Luca Patanè, presidente di Confturismo-Confcommercio: «L’Italia deve ripensare il suo modello di offerta turistica, ma soprattutto servono interventi e politiche che accrescano la competitività delle imprese di questo comparto».
ITALIA, QUESTA SCONOSCIUTA. Un altro dato allarmante è la concentrazione degli stranieri in sole quattro regioni: il 60% va nel Centro-Nord Veneto, nel Lazio, in Lombardia e in Toscana. Appena il 12% visita le regioni meridionali. A penalizzare il Sud sarebbero sia la carenza di infrastrutture sia la scarsa promozione. «La parola d’ordine è: promozione, promozione, promozione. Per farci conoscere di più e meglio all’estero, per far rimanere più a lungo i turisti che vengono in Italia, per valorizzare maggiormente il nostro Mezzogiorno territorio che ha una straordinaria ricchezza di luoghi d’arte e di cultura», spiega Patanè.
I VISITATORI. A oggi il grosso dei turisti è europeo (70%). In particolare, la Germania guida la Top5 dei paesi di provenienza: seguono Usa, Francia , Gran Bretagna e Cina. Stando alle stime di Confcommercio, nel biennio 2016/2018 ci sarà un’ulteriore crescita, pari al +3,6%, dei visitatori ma a trainarla non saranno i tedeschi: a fare la differenza saranno cinesi e americani.
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