Agcom contro la pirateria: aumenta il raggio d’azione di Piracy Shield

L'estensione di Piracy Shield solleva però dei timori su blocchi errati di siti legali e sull'eccessivo potere ai detentori di diritti e costi per ISP e VPN

Agcom aumenta il raggio d'azione di Piracy Shield, ma non mancano preoccupazioni© Shutterstock

Non solo calcio: la morsa contro la pirateria in Italia si fa più stretta, con Agcom fermamente intenzionata a contrastare il fenomeno nel modo più completo e totale possibile. Se negli ultimi anni sono stati ottenuti risultati importanti grazie ai provvedimenti messi in atto, adesso l’Autorità Garante delle Comunicazioni guarda avanti cercando di tutelare tutto ciò che va in onda, dai film alle più svariate manifestazioni.

Per farlo, estende il raggio di azione di Piracy Shield a tutti i contenuti audio e video, anche se c’è chi storce il naso perché a quanto pare potrebbe esserci il rischio di bloccare contenuti legali: se da un lato, infatti, il sistema rappresenta un passo avanti nella protezione del mercato audiovisivo italiano, dall’altro la sua applicazione dovrà essere monitorata attentamente per evitare che le misure adottate finiscano per penalizzare anche soggetti estranei alla pirateria.

La modifica del regolamento

La lotta alla pirateria digitale in Italia ha subito un’accelerazione a partire dal 2023, quando Agcom ha introdotto un sistema di blocco in tempo reale per proteggere le trasmissioni sportive, in particolare le partite di calcio. Il regolamento adottato allora consentiva di intervenire in modo rapido, ordinando ai fornitori di servizi internet il blocco dei siti che trasmettevano illegalmente eventi live entro 30 minuti dalla segnalazione.

Il sistema ha dimostrato una certa efficacia nel contrastare la pirateria sportiva, anche se non sono mancate critiche sulla sua rigidità e sui possibili effetti collaterali. Ora è arrivata una nuova delibera, approvata nelle scorse settimane, che amplia il raggio d’azione di questa misura includendo non solo gli eventi sportivi, ma anche film, serie TV e spettacoli di grande richiamo come il Festival di Sanremo e l’Eurovision. L’idea dell’Agcom è quella di garantire una protezione più ampia ai contenuti audiovisivi, che rappresentano un settore strategico per l’economia italiana e che subiscono ingenti perdite a causa della pirateria.

Cos’è Piracy Shield e come funziona?

Il sistema di cui abbiamo parlato, sempre per essere chiari, è Piracy Shield. Si tratta di una piattaforma automatizzata, progettata per identificare e bloccare in modo tempestivo la diffusione illecita di contenuti protetti da copyright. Piracy Shield consente di intervenire rapidamente su segnalazione dei titolari dei diritti, che possono indicare i siti responsabili della trasmissione illegale. Una volta ricevuta la segnalazione, la piattaforma invia un ordine di blocco agli Internet Service Provider, ai servizi VPN e ai fornitori di DNS pubblici, impedendo così agli utenti di accedere ai contenuti pirata.

L’obiettivo principale è quello di colpire in modo mirato le piattaforme che lucrano illegalmente sulla distribuzione di contenuti audiovisivi senza autorizzazione, riducendo i danni economici per i legittimi proprietari. A differenza delle procedure tradizionali, che richiedevano interventi più lunghi e complessi, il nuovo sistema garantisce un’azione immediata e capillare.

Quali sono i rischi?

L’implementazione di Piracy Shield ha sollevato non poche perplessità: una delle principali criticità è stato il blocco inatteso di piattaforme legali e autorizzate. Ora, con l’estensione del materiale protetto, si teme che aumentino proprio i blocchi erronei, con la possibilità che vengano oscurati siti che distribuiscono contenuti più che autorizzati. La commissaria Agcom Elisa Giomi ha evidenziato questa problematica, sottolineando come il potere decisionale sulle segnalazioni spetti ai detentori dei diritti d’autore, i quali potrebbero avere un’influenza sproporzionata nel determinare cosa debba essere bloccato.

Un’altra preoccupazione riguarda il coordinamento tra le varie autorità coinvolte: l’assenza di una supervisione centralizzata potrebbe portare a inefficienze, con blocchi e sblocchi non sempre coerenti. Inoltre, l’impatto economico del sistema non è trascurabile. Gli operatori internet, le VPN e i fornitori di DNS devono sostenere costi aggiuntivi per conformarsi alle nuove disposizioni, senza che vi siano compensazioni economiche a loro favore. Questo potrebbe tradursi in un aggravio per gli utenti finali o in una riduzione della qualità del servizio.

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