La Procura di Milano ha sequestrato 121 milioni di euro ad Amazon Italia Transport srl, per l’ipotesi di frode fiscale e sfruttamento nella eterodirezione digitale dei lavoratori incaricati delle consegne dell’ultimo miglio.
“Rispettiamo tutte le leggi in ogni Paese in cui operiamo”, ha fatto sapere il colosso internazionale dell’e-commerce, garantendo la propria collaborazione ai pubblici ministeri incaricati dell’indagine.
Secondo la ricostruzione, l’amministrazione delle consegne dell’ultimo miglio sarebbe affidata al software gestionale di Amazon Transport srl che organizza il lavoro dei singoli corrieri “con esercizio diretto di poteri di datore di lavoro anche nei confronti di addetti che formalmente non sarebbero alle proprie dipendenze”.
In sostanza, i corrieri che si occupano della distribuzione finale dei prodotti sarebbero soggetti a un controllo assillante da parte del software aziendale. Il nodo sta anche nel fatto che questi lavoratori sono perlopiù dipendenti di cooperative formalmente distaccate da Amazon, che fanno semplicemente da ‘serbatoi di manodopera’ e fatturano a consorzi-mediatori.
Secondo la Procura di Milano, come si sottolinea in un articolo del Corriere della Sera, così facendo chi sta in cima alla piramide gode del “conseguente fraudolento risparmio in termini di carico fiscale e contributivo” e può “agire nel mercato con prezzi competitivi”.
Il settore probabilmente ha bisogno di una regolamentazione diversa e maggiore, visto che quella intrapresa dai pm di Milano è addirittura la 21esima azione nell’ambito della logistica. Finora sono 600 i milioni restituiti complessivamente al Fisco mentre ammontano a 13.400 i lavoratori internalizzati o stabilizzati nei loro contratti.
© Riproduzione riservata