Stipendio più basso a marzo: non tutto sboccia con l’arrivo della primavera e le buste paga in arrivo ne sono la dimostrazione. A far scendere le cifre è una doppia trattenuta, quella dell’acconto per le addizionali dell’anno in corso e quella del saldo per l’anno precedente. L’effetto cumulativo riduce il netto e lo stesso effetto si verifica sulle pensioni, con trattenute proporzionali all’importo e all’aliquota comunale.
Cosa sono le addizionali?
Ma andiamo per ordine: per chi non lo sapesse, le addizionali sono imposte che si sommano all’IRPEF e vengono applicate in base al domicilio fiscale del lavoratore o del pensionato. Ogni datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta, trattiene queste somme direttamente dalla busta paga o dalla pensione, per poi versarle all’Erario. L’addizionale regionale è trattenuta in saldo per l’anno precedente, mentre quella comunale viene suddivisa in due momenti distinti: il saldo relativo all’anno passato e l’acconto per l’anno in corso. Il meccanismo fa sì che a marzo ci sia un impatto più marcato, perché come dicevamo si sommano le due trattenute, portando a un netto inferiore rispetto ai mesi precedenti.
A seconda del Comune di residenza, l’incidenza della trattenuta varia: le aliquote delle addizionali comunali oscillano tra lo 0,2% e lo 0,8% del reddito imponibile, con eccezioni come Roma, dove l’aliquota raggiunge lo 0,9%. Alcuni Comuni stabiliscono anche soglie di esenzione, il che significa che chi ha un reddito inferiore a un certo limite non è soggetto a questa trattenuta. L’aliquota dell’addizionale regionale invece varia tra l’1,23% e il 3,33%, con differenze a seconda della regione e del reddito imponibile.
Chi è esente?
Come abbiamo appena accennato, dunque, non tutti sono soggetti al pagamento delle addizionali. Ne sono esentati i contribuenti che non hanno il domicilio fiscale nel Comune che applica l’imposta, coloro che pagano un’imposta sostitutiva dell’IRPEF, come i lavoratori in regime forfettario, e chi non deve versare l’IRPEF per effetto di detrazioni e crediti d’imposta.
Anche i redditi inferiori alla no tax area, fissata a 8.500 euro per lavoratori dipendenti e pensionati, non subiscono trattenute. Un altro caso di esenzione si verifica quando l’IRPEF dovuta è così bassa da non raggiungere la soglia minima per il pagamento dell’addizionale comunale.
Quanto diminuisce lo stipendio?
L’effetto della doppia trattenuta porta a una riduzione dello stipendio, il cui impatto dipende dal reddito lordo e dall’aliquota applicata dal Comune di residenza. Un lavoratore con un reddito annuo di 30.000 euro a Roma, dove l’aliquota comunale è dello 0,9%, si troverà a pagare 270 euro di addizionale comunale all’anno, con una trattenuta di circa 25 euro al mese per il saldo e di 9 euro al mese per l’acconto.
Nel cedolino di marzo, il netto sarà quindi inferiore di circa 9 euro rispetto a febbraio. A Milano, dove l’aliquota comunale è dello 0,8%, un lavoratore con un reddito lordo di 50.000 euro vedrà un prelievo annuo di 400 euro, con una riduzione di circa 12 euro a marzo. Anche le pensioni subiscono un effetto simile: un pensionato con un assegno lordo di 1.500 euro a Roma avrà una trattenuta mensile di circa 5,40 euro da marzo in poi. La stessa logica si applica in tutte le città, con importi variabili in base all’aliquota comunale e al reddito.
Il netto in busta paga di marzo subisce quindi una riduzione inevitabile dovuta al calendario fiscale, con trattenute che si ripetono ogni anno e che incidono non solo sugli stipendi, ma anche sulle pensioni. Il fenomeno può generare confusione tra i lavoratori, ma è sufficiente controllare il proprio cedolino per comprendere la composizione delle trattenute e valutare se gli importi sono correttamente calcolati. Chi ha dubbi può rivolgersi a un consulente del lavoro o a un patronato per verificare la correttezza delle trattenute applicate.
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